Fino ad una decina di anni fa della cucina asiatica si conosceva giusto quello che ci proponevano i ristoranti cinesi, adesso invece sono quasi certa che a Torino ci siano più ristoranti giapponesi che pizzerie. Che poi al 90% siano cinesi che propongono improbabili sushi nastro o costosi ristoranti dove raramente ho trovato i sapori provati in Giappone poco conta.
In questa massiccia proposta culinaria nipponica emerge un ristorante che propone cucina coreana, e siccome è una delle mie preferite non potevo non provarlo. Ci sono stata la prima volta un paio di mesi fa, quando aveva appena aperto, e sono tornata la scorsa settimana in piena astinenza da bulgogi.
Metto subito le mani avanti: il personale di sala (e immagino quello in cucina) spazia dalla Cina alle Filippine, ma i sapori e i piatti sono profondamente coreani perciò della nazionalità del cuoco mi importa poco o niente.
In sala siamo gli unici occidentali in mezzo ad una folta clientela dagli occhi a mandorla. E questo promette sempre bene.
In questa massiccia proposta culinaria nipponica emerge un ristorante che propone cucina coreana, e siccome è una delle mie preferite non potevo non provarlo. Ci sono stata la prima volta un paio di mesi fa, quando aveva appena aperto, e sono tornata la scorsa settimana in piena astinenza da bulgogi.
Metto subito le mani avanti: il personale di sala (e immagino quello in cucina) spazia dalla Cina alle Filippine, ma i sapori e i piatti sono profondamente coreani perciò della nazionalità del cuoco mi importa poco o niente.
In sala siamo gli unici occidentali in mezzo ad una folta clientela dagli occhi a mandorla. E questo promette sempre bene.