Siamo finalmente a Zanzibar.
Il volo è durato circa 8 ore e nonostante fosse notte non ho chiuso occhio. L'impatto appena scesi dall'aereo è tremendo. Fa freddo, il cielo è nero e c'è un'umidità pazzesca. L'aeroporto ha una pista sola, una volta scesi dall'aereo si attraversa la strada e si entra in un piccolo edificio a ritirare i bagagli. Il nastro trasportatore per le valigie è formato da una catena umana che passa le valigie di mano in mano fino ad arrivare al banco di ritiro. Qualcuna veniva aperta per controlli, ma c'era chi pagava per evitarlo e io sinceramente non ho capito perché. Forse trasportavano cose non consentite? E se fosse così, bastava pagare per far chiudere un occhio? Mah... Dopo aver preso la nostra valigia paghiamo il visto di 25 dollari e usciamo: una marea di ragazzini ci corrono incontro chiedendo di tutto, soprattutto monete. Non ero preparata, vorrei accontentarne almeno qualcuno ma il nostro accompagnatore ci dice di salire sull'autobus e non dare retta ai bambini. Come se fosse facile. Ma siccome lui è del posto, se ci dice così sarà meglio ascoltarlo.
Partiamo, passiamo attraverso la foresta, in mezzo al nulla. Ogni tanto ai lati della strada vediamo qualche casa di fango costruita a metà: con i pochi soldi che guadagna la gente compra quello che può per costruirsi un'abitazione, ma non riesce mai a terminarla, i soldi finiscono subito. Incrociamo qualche bimbo che ci saluta con la mano, inizio a sentirmi in colpa, io ho tutto e loro non hanno niente. Eppure loro sorridono e sembrano felici. Come mai? Siamo arrivati nel villaggio che ormai pioveva, e mentre aspettavano che ci assegnassero la camera ci siamo guardati un po' intorno: giardini curati, divani in legno, i tetti delle strutture in legno intrecciato. La nostra camera si trovava al secondo piano di una casetta, e mentre ci accompagnavano sono riuscita a evitare che mi portassero la valigia (dato che vedevo andare e venire donne con i bagagli sulla testa mi sono rifiutata di far portare anche la mia, che pesava davvero troppo). Camera semplice, con la zanzariera sul letto (e un materasso scomodissimo) un balconcino e un angolo con tavolino e poltroncine.
Il volo è durato circa 8 ore e nonostante fosse notte non ho chiuso occhio. L'impatto appena scesi dall'aereo è tremendo. Fa freddo, il cielo è nero e c'è un'umidità pazzesca. L'aeroporto ha una pista sola, una volta scesi dall'aereo si attraversa la strada e si entra in un piccolo edificio a ritirare i bagagli. Il nastro trasportatore per le valigie è formato da una catena umana che passa le valigie di mano in mano fino ad arrivare al banco di ritiro. Qualcuna veniva aperta per controlli, ma c'era chi pagava per evitarlo e io sinceramente non ho capito perché. Forse trasportavano cose non consentite? E se fosse così, bastava pagare per far chiudere un occhio? Mah... Dopo aver preso la nostra valigia paghiamo il visto di 25 dollari e usciamo: una marea di ragazzini ci corrono incontro chiedendo di tutto, soprattutto monete. Non ero preparata, vorrei accontentarne almeno qualcuno ma il nostro accompagnatore ci dice di salire sull'autobus e non dare retta ai bambini. Come se fosse facile. Ma siccome lui è del posto, se ci dice così sarà meglio ascoltarlo.
Partiamo, passiamo attraverso la foresta, in mezzo al nulla. Ogni tanto ai lati della strada vediamo qualche casa di fango costruita a metà: con i pochi soldi che guadagna la gente compra quello che può per costruirsi un'abitazione, ma non riesce mai a terminarla, i soldi finiscono subito. Incrociamo qualche bimbo che ci saluta con la mano, inizio a sentirmi in colpa, io ho tutto e loro non hanno niente. Eppure loro sorridono e sembrano felici. Come mai? Siamo arrivati nel villaggio che ormai pioveva, e mentre aspettavano che ci assegnassero la camera ci siamo guardati un po' intorno: giardini curati, divani in legno, i tetti delle strutture in legno intrecciato. La nostra camera si trovava al secondo piano di una casetta, e mentre ci accompagnavano sono riuscita a evitare che mi portassero la valigia (dato che vedevo andare e venire donne con i bagagli sulla testa mi sono rifiutata di far portare anche la mia, che pesava davvero troppo). Camera semplice, con la zanzariera sul letto (e un materasso scomodissimo) un balconcino e un angolo con tavolino e poltroncine.
Sul balconcino della nostra camera, siamo appena arrivati e io non mi rendo conto di dove sono...