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lunedì 7 ottobre 2013Aggiornato il:

Il treno dei desideri ci porta a Beihai



Diario di viaggio in Cina
5 agosto 2013



Nuovo giro, nuova corsa. Siamo di nuovo su un treno, di nuovo in piedi.
Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine.
Mi sto appassionando ad un avvincente caso dell'ispettore capo Chen (Quando il rosso è nero, Qiu Xiaolong) dove leggo di un uomo che per guadagnare un po' di soldi compra un sacco di biglietti del treno per rivenderli ai disgraziati che non trovano posto a sedere. Il capitolo giusto al momento giusto direi.

Questo treno è pieno in una maniera spaventosa. Siamo saliti alle 8, insieme a una fiumana di gente che affollava la stazione. Ci siamo ricavati un posticino tra due sedili, ma riesco ad appoggiare la schiena solo io. Non c'è un centimetro quadrato libero.

Stazione ferroviaria di Guilin, intorno alle 7 del mattino.




La famiglia che occupa i 5 sedili sul lato sinistro del treno dove siamo noi tira fuori un mazzo di carte e inizia a giocare.
Gli animi si scaldano in fretta, ancora non ho capito un tubo delle regole ma dev'essere un gioco molto avvincente e divertente. Ridono come pazzi. In poco tempo si avvicinano gli spettatori, e iniziano a darsi il cambio al tavolo.

Un ragazzo dei sedili di destra vuole partecipare, e mi lascia il suo posto.
Io non smetto di stupirmi. Ci sono un sacco di persone in piedi, siamo tutti ammassati nello stretto corridoio tra le poltrone, perché proprio io? Questa premurosità nei miei confronti mi fa sentire speciale.

Sono seduta accanto ad un signore che russa alla grande. Appena si sveglia (dopo un'ora abbondante) corre a mettersi in fila per il suo turno al tavolo da gioco, che ormai sta coinvolgendo una buona parte di passeggeri.

Abbandonano le carte giusto il tempo di prepararsi una scodella di ramen, momento in cui restituisco il posto al ragazzo gentile e torno a fare compagnia a Lore in piedi. Dopo 5 minuti sono di nuovo tutti ai posti di combattimento: la partita finirà solo quando arriveremo a destinazione.

Quando il treno si ferma nelle stazioni la gente può scendere a comprare qualcosa da mangiare nelle bancarelle allestite sulla banchina.


Appena ricominciano a giocare mi viene ceduto di nuovo il posto.
Mi arrivano anche diversi cibi in regalo: un sacchetto di rose candite, una pesca sbucciata, un frutto dolce di cui non conosco il nome. Offrire da mangiare è un'abitudine comune della gente semplice. Sono imbarazzata e allo stesso tempo onorata di tale accoglienza. E' come se mi dicessero "non sappiamo la tua lingua ma ci fa piacere averti con noi", per lo meno questo è quello che percepisco io.

Scatto rubato col telefonino. Nonno e nipote si danno il cambio sul sedile.


Lascio il posto a una ragazza e alla sua amica, che poi si stringono così ci stiamo tutte e tre. Poi loro si alzano e io prendo posto vicino al finestrino ma appena il mio vicino si alza ci si siede a bomba una nonnetta grassa. Mi si piazza quasi in braccio e fa subito finta di dormire per non essere cacciata, visto che tutti la guardano male perché non ha il diritto di stare lì. (E mi chiedo di nuovo, io sì e lei no, come mai?)

Il paesaggio scorre, le colline si abbassano, il cielo cambia colore.

Ore che scorrono lente. Quasi 9, tra un ritardo e l'altro.

Stiamo per arrivare a destinazione ma c'è un cantiere che ci rallenta, si viaggia lentissimi, e quando finalmente entriamo in stazione siamo esausti. I nostri compagni di viaggio mettono via le carte (hanno giocato per 8 ore di fila) e ci salutano con grandi sorrisi.

Siamo arrivati a Beihai.

Giusto il tempo di orientarci e troviamo la strada giusta. Alla fermata dell'autobus la gente si stufa di aspettare. Chi su un taxi, chi su un carretto, piano piano se ne vanno tutti. Tra il ritardo del treno e questo pullman che non arriva stiamo facendo davvero tardi.
Passa un bus che ci snobba, forse era troppo pieno, poi finalmente ne arriva uno che si ferma.

Beihai è una città di mare, anche se il mare io ancora non l'ho visto lo si nota ovunque, dalle palme nelle strade all'abbigliamento delle persone. E poi c'è il tipico caos, quella viabilità anarchica che si vede solo al mare. (Ne vedremo delle belle)

L'autista del nostro pullman ha i sandali ai piedi, il ciuffo cotonato, e guida come un pazzo. La fermata si prenota lanciando un urlo, dato che non c'è il pulsante. Scendiamo (stranamente) a quella giusta, troviamo Sichuan Rd, e imbrocchiamo addirittura la traversa che mi ero segnata.
Dobbiamo cercare una casa con un cancello blu, peccato che in questo dedalo di viuzze tutte le palazzine sono dipinte di questo colore.

Non lo troveremo mai.

Ci dividiamo, provo a dare un'occhiata in giro, torno. Lore è con un signore che legge la nostra prenotazione ma non conosce la via, mette e toglie gli occhiali, legge di nuovo e pensa, si guarda intorno, non sa. Prende il telefono, fa per chiamare l'ostello quando sentiamo una voce alle nostre spalle "siete i ragazzi dall'Italia?" Essendo tardi il proprietario dell'albergo è uscito a cercarci!

Senza di lui non saremmo mai riusciti a trovare la via giusta, qui è un labirinto di case tutte uguali.

La palazzina dove si trova l'ostello ha 3 piani e poche stanze. Al piano terra c'è un salotto, la cucina, e un banchetto con la reception. Ci accoglie la mamma, che parla solo cinese ma ha un sorriso cordiale.
La nostra stanza è enorme, e a me piace subito. A Lore questo posto non piace molto, e in effetti ha diversi difetti. L'elemento critico è il letto. In Cina i letti sono duri e io ci dormo benissimo, ma qui la durezza è dovuta al fatto che manca il materasso!


Un sacco di cancelli azzurri, questo è quello giusto.

Il cortile del nostro ostello.


Nonostante tutte le cose che ci sono state offerte sul treno, (più un ramen istantaneo con tanto di wurstel da sbucciare e cuocere insieme) abbiamo comunque saltato il pranzo ed è ora di cena: stiamo morendo di fame. Seguiamo i consigli scritti sulla preziosa cartina che ci fornisce il proprietario dell'ostello (utile soprattutto per ritrovare la strada di casa che di notte è completamente al buio) e andiamo a vedere i due ristoranti segnati lì vicino.
Il primo sembra più un fast-food self-service con cibo locale.
Il secondo ha l'aria di un ristorante lussuoso, con le cameriere in divisa e una fontana all'ingresso.

Scegliamo il secondo, e quando entriamo tutte le ragazze scappano via. Inglese questo sconosciuto. Conto almeno una ventina di cameriere e non una che sappia spiccicare una parola, ma non è un problema. Ce la caviamo a gesti come al solito.

Ci fanno accomodare ad un tavolo abbastanza appartato e ci portano un menu fotografico grosso come una tovaglia.
Per prima cosa mi fanno capire che è meglio se tengo la borsetta verso la parete piuttosto che verso il corridoio.
Poi ci versano il te (anche se non lo vogliamo) e ci piantano gli occhi addosso.
Lasciano il menu ma mica se ne vanno. E guai a mettere dita sulle foto, la cameriera scrive tutto ciò che indichiamo. Bisogna parlare in codice e tenere le mani ferme. "Pagina a destra, foto in alto, che ne dici?" "Foto piccola in basso a sinistra, sembra buono, lo indico?"

Alla fine scegliamo un'insalata di taccole, alghe e pere (deliziosa, croccante e fresca), un ramen in brodo con funghi e verdure (la fine del mondo), il riso alla cantonese più buono del mondo e un piatto che probabilmente abbiamo indicato per sbaglio di polpette e verdure niente male. Porzioni esagerate e una qualità di ingredienti che fa schizzare questo ristorante in cima alla nostra classifica del gusto.

Taccole con alghe, mango e pere.

Ramen in brodo con verdure.

Il meraviglioso riso alla cantonese (con gamberetti)

Polpette in brodo con verdure.

Ho l'impressione che in questa città non siano abituati a vedere occidentali, mentre camminiamo per rientrare in ostello ci sentiamo parecchio osservati. Ma forse è solo perché ci troviamo in una zona poco turistica.

Troviamo i punti di riferimento per rientrare in ostello e lasciamo un sacchetto di roba da lavare alla mamma che ci chiede 50¥ (in confronto ai 10 pagati a Zhangjiajie ci sembra un po' caro).


Thermos gigante con l'acqua calda. Le pareti hanno macchie di umidità.


Dormire su questo letto sarà una vera impresa, altroché i viaggi in treno. Uso il copriletto per fare un po' di spessore e dormo scoperta, sperando che le zanzare abbiano pietà di me.





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Info e consigli di viaggio:

TRENO
K 9301 Guilin (8:06) - Beihai (16:35)
8h 29m - 666 km (tratta Guilin - Liuzhou - Laibin - Nanning - Beihai)
¥ 91 (seat) - ¥ 158-164-169 Hard sleeper (upper/middle/lower)

OSTELLO
Beihai 5080 Backpacker's Home
No 195 GuangChanXiLi, Haicheng district, Beihai 536000
hostel5080@hotmail.com

camera doppia con bagno privato CNY 356 (2 notti)

Aria condizionata e computer in camera (difficile da utilizzare per la tastiera cinese). Non ci sono asciugamani e prodotti da bagno. La camera è enorme, con armadio e comodini, l'unica luce è il lampadario. Come sistemazione è abbastanza spartana ma la posizione è buona, peccato per il letto: terribile. Senza cartina (la metterò in un post dedicato) è praticamente impossibile da trovare e non hanno sito internet.

CENA
Ristorante alle spalle dell'ostello, in Guizhou Rd.

Quattro piatti abbondanti (vedi foto sopra), due birre, e il te (che è un po' come il coperto da noi) ci sono costati in tutto ¥ 103. Ottimo ed economico.
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13 commenti:

  1. Umh, mi era piaciuta di più la... Cina del post precedente! :)

    Moz-

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    1. Ce ne saranno ancora di diverse, prossimamente ^_^

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  2. La cosa dei letti duri in Cina rende la vita difficile a molti occidentali, ma senza materasso, cavolo! Questa le supera tutte!

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    1. Il letto duro è capace di rimettermi a posto la schiena meglio di un fisioterapista.
      Questo era un insulto, si stava più comodi per terra!

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  3. I viaggi in treno di questo viaggi sono stati tutti delle vere odissee XD Forse i cinesi ti hanno lasciato il posto perché sanno che gli occidentali non sono abituati a viaggiare così e non volevano spaventarti troppo ^^

    In ogni caso, meno male che gli albergatori sono tutti molto disponibili, vi hanno salvati da una lunga ricerca!

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    1. Non so, può darsi. Però mi è successo anche sugli autobus cittadini.
      Senza tutte le persone che ci hanno aiutato in ogni tappa del viaggio non so come avremo fatto. C'è stata anche molta gente che non sapeva assolutamente come aiutarci, ma già solo il fatto che qualcuno partecipasse al nostro spaesamento ci era di conforto!

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  4. Sono pazza di questo vostro viaggio!

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  5. La gente che gioca a turno a carte sul treno con degli sconosciuti... che cosa strana, qui a Londra ognuno è solo con se stesso e tutti si fanno gli affari propri.

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    1. Questo è il bello dei cinesi, ci si aggrega tranquillamente in situazioni del genere. Una grande famiglia :)

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  6. Le rose candite (che carini!) e il ramen *Q*
    Cavoli, niente manterasso è un po'troppo...

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    1. Non le avevo mai assaggiate, sono buone! Assomigliano alle caramelle gommose ma hanno il gusto di rosa.
      (No, una coperta imbottita spessa 1 cm non la posso definire materasso!)

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  7. Che bel viaggio avventuroso, quando ti leggo mi sento rammollito :-) ... oggi mi rimetto in pari col tuo diario ...

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