Volevamo andare a vedere un tempio, ma probabilmente siamo scesi alla fermata sbagliata, perché dopo aver camminato per più di mezz’ora non solo il tempio non si vede, ma iniziamo ad avere forti dubbi sulla nostra posizione rispetto alla cartina. Siamo in una zona a sud parecchio fuori dal centro, su un vialone immenso e non ci sono molti punti di riferimento.
Chiediamo aiuto a un ragazzo in bicicletta ma sembra saperne meno di noi, oltretutto non parla inglese. Riusciamo lo stesso a capire che dobbiamo girare a destra, e che ci metteremo più o meno 5 minuti per arrivare a destinazione. In bicicletta, forse! Dopo un quarto d’ora quasi volevo rinunciare, invece finalmente un cartello ci avvisa che siamo arrivati al parco del tempio.
Ci ristoriamo in una panetteria, il caldo qui sembra ancora più violento rispetto a Tokyo. Dopo tutta questa fatica avevo paura che saremmo rimasti delusi, invece il Sumiyoshi Taisha è davvero molto bello.
Per tornare indietro abbiamo preso il tram e abbiamo fatto così un bel giro panoramico della città! Sui tram si sale dietro e si scende davanti, dopo aver pagato il biglietto al conducente.
La nostra prossima tappa è di poco fuori Osaka, infatti per una fermata dobbiamo pagare il supplemento extra urbano. Siamo andati nel Open-Air Museum Farmhouse, che è stata davvero una scoperta! Ci sono 12 case originali provienienti da diversi posti del Giappone. Qui la guida fornita all’ingresso è in inglese, e aiuta a capire le località da cui provengono queste case e le loro caratteristiche che sono particolari a seconda del clima e delle tradizioni di ciascun villaggio.
Il pregio di questo posto è che in quasi tutte si può entrare e girare per le stanze. In una di queste veniamo accolti da un anziano volontario (non ci aspettavamo di trovare qualcuno visto che le altre erano vuote, quindi lì per lì ci ha quasi spaventati!) Ci ha raccontato (in inglese) le funzioni di ogni stanza, ci ha spiegato dove si cucina, il materiale con cui è fatto il tetto e diverse altre cose molto interessanti. Un signore davvero molto simpatico! Alla fine ci ha dato un regalino, per ringraziarci di averlo ascoltato e di essere andati lì (non ho parole..), e ci siamo salutati (è cominciatata una serie di inchini a cui abbiamo risposto, ma che non so mai quando debbano finire, io nel dubbio cerco di essere l’ultima ). Sarà anche cortesia nei confronti dei turisti, sarà che a volte sembrano esagerati, ma io non mi sono mai sentita tanto coccolata in altre parti del mondo, e tutte queste buone maniere mi piacciono da morire!
Continuiamo il nostro giro (senza incontrare più nessun volontario purtroppo) che comprende anche un mulino e un teatro all’aperto. Per mia grandissima gioia ogni casa ha il suo timbro, e naturalmente li colleziono tutti e 12! La signora all’ingresso mi dice che se voglio posso tenermi il ventaglio che ho preso in prestito all’inizio, e io accetto volentieri!
E’ ormai ora di pranzo e il sole non dà tregua, torniamo a casa che è un po’ tardi secondo i nostri programmi, ma va bene lo stesso. Il pomeriggio è decisamente “casalingo”, abbiamo un bel po’ di cose da lavare e il tempo passa in attesa che la lavatrice finisca (finalmente avrò qualcosa di pulito da mettermi..). Verso sera andiamo a Namba, nella zona ultra colorata di Dotombori. C’è un casino di gente e centinaia di ristoranti, molti hanno una fila spaventosa fuori, altri sono misteriosamente vuoti.
Per noi è troppo presto, qui si cena verso le 19, 19.30 al massimo, ma non riusciamo ad adeguarci a questo orario. Molti ristoranti servono il famoso fugu*, io mi rifiuto di mangiarlo e forse convinco anche Lore a rinunciare (non ha insistito più di tanto però, forse hanno cominciato a fare pena anche a lui i poveri pesci palla negli acquari in vetrina, o forse ha paura di spendere un sacco per una cosa che magari fa schifo..).
Ci sono parecchi turisti qui, adocchiamo anche un gruppo di italiani.
*Il fugu è il pesce palla che viene pulito da chef appositamente preparati, che riescono ad eliminare il veleno. Viene servito in genere crudo a fettine molto sottili (tanto che sembra quasi trasparente).
Scegliamo alla fine un ristorante, e come spesso accade quello che ti sembra da fuori non rispecchia mai l’interno, in questo caso abbiamo trovato un posto che da fuori sembrava più intimo, ma in compenso abbiamo mangiato benissimo! I piatti sono enormi, il prezzo decisamente basso. Come farò a tornare a Torino e spendere tantissimo per mangiare pochissimo????
Siamo davvero pieni, e quando usciamo ci infiliamo nella bolgia e giriamo per negozi. Forse è solo una mia impressione ma qui le persone sono un po’ più rilassate, di sicuro mi sembra una situazione più umana. Anche girando con la metro oggi abbiamo notato che le persone non corrono, sulle scale mobili (qui non si tiene più la sinistra, si sta a destra) pochissimi passano a fianco di corsa, c’è meno frenesia e ci sentiamo un pochino più rilassati anche noi. Torniamo a casa relativamente presto, domani ci aspetta una bella gita!
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Info pratiche:
Sumiyoshi Taisha
Ci si arriva comodamente in tram: Hankai Tramway Uemachi Line
Scendere alla fermata Suniyoshikoen (200 yen)
Metropolitana di Osaka
Il giornaliero costa 800 yen (600 yen nei festivi e fine settimana).
A differenza di Tokyo (e del resto del Giappone) a Osaka si tiene la destra nelle scale mobili.
Open-Air Museum Farmhouse
Qui il mio post dedicato.
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