Ci svegliamo tutti interi nonostante i futon un po' sottili. Lore come ogni mattina prepara il caffè, ma questa volta deve scendere a usare il bollitore a disposizione di tutti perché in camera non c’è. Io ho il tempo di prepararmi, e penso a quali visite fare oggi. Kyoto è una città meravigliosa, due giorni sono pochini e bisogna scegliere cosa vedere.
Decidiamo il percorso di oggi, ma non avevamo calcolato che gli spostamenti per andare a visitare i maggiori luoghi di interesse si fanno in pullman, perciò i tempi sono lunghi, quindi quello che pensavo di vedere in mattinata l’abbiamo visto in molte più ore.
La nostra prima visita è stata al Kinkakuji, più famoso come Golden Pavillon, e ci arriviamo in tre quarti d’ora di bus. Si paga l’ingresso (500 yen) e si arriva subito allo stagno su cui si specchia il tempio. Personalissima impressione, è molto più bello in foto che dal vivo. Non so perché, forse sembra un po’ finto, sicuramente è bellissimo ma non mi ha entusiasmata come credevo. Proseguendo per il giardino si passa davanti ad alcune statue ricoperte di monete perché pare porti fortuna gettargliele addosso, e a una casa del tè. Complessivamente devo dire che ci abbiamo messo più tempo ad arrivare fino qui, di quanto poi ci siamo stati.
La nostra prossima tappa è il Ryoanji, a poche fermate di bus da qui. Alla fermata c’è però troppa gente, e a noi camminare non ha mai spaventato, quindi ce la facciamo a piedi (è vicino, saranno 10 minuti), e arriviamo abbastanza marci di sudore! Ma che caldo fa? Il sole è meraviglioso e fa fare delle foto stupende, ma è un assassino! Oltretutto ci stiamo abbronzando parecchio, ma con l’orrendo segno della maglietta!! Io poi, anche quando sono in canottiera mi metto un coprispalle per non far vedere troppo i miei tatuaggi, ogni tanto me ne frego e mi spoglio (dura poco però, mi rivesto subito.. anche se non ho mai avuto davvero la sensazione di non essere gradita, diciamo che sono guardata con curiosità, ma alle volte mi sento un po’ troppo osservata…)
Altri 500 yen per vedere il giardino zen. Allora, forse oggi la mia sensibilità mi ha abbandonata, forse se l’altro giorno a Nara avessi raggiunto l’illuminazione avrei colto la poesia, fatto sta che non ci ho trovato niente di eccezionale. C’è da dire che il sole era troppo forte, non si vedevano bene le linee e mettiamoci anche che c’era un bel po’ di gente. Mi sono seduta e ho provato a dedicarmi alla contemplazione delle pietre in una maniera più intensa, quali sensazioni mi stava dando? Lore di fianco a me stava scattando qualche foto, gli chiedo “Come ti sembra?” e lui, gentile e poetico come solo lui sa essere “a me sembra una pataccata pazzesca!”.
Ho trovato molto più belle le sale alle spalle del giardino, con le pareti dipinte, e tutto il giardino con il laghetto circondato da alberi e fiori bellissimi.
Ce ne andiamo, è ora di pranzo e venendo qui abbiamo visto un kaiten sushi che vogliamo provare! Aspettiamo che si liberi un tavolo, prendiamo il nostro numero e ci sediamo. Anche qui basta poco a capire come si fa, e oltre a provare i piatti che scorrono sul nastro ne ordiniamo alcuni che non vediamo passare. Ogni piattino vuoto si inserisce nella feritoia e viene conteggiato. Sul monitor dove si ordina il disegno di un cuoco avverte che sta arrivando il piatto che abbiamo ordinato, e ogni cinque piatti ci fa giocare a qualche gioco: se vinci cade una pallina che arriva al tavolo con un premio, noi però non abbiamo vinto niente!
Abbiamo mangiato cose buonissime, che non avevo mai neanche visto. Al tavolo ci si serve l’acqua bollente per il tè, e alla fine del pasto si invia il conto alla cassa. Due turisti forse inglesi seduti di fronte a noi non avevano capito una mazza, e se ne sono andati lasciando una trentina di piattini sparsi sul tavolo…. La cameriera era quasi disperata! Spendiamo pochissimo (quasi tutti i piattini erano a 100 yen l’uno, meno di un euro) e ce ne andiamo felici e con la pancia piena!
Torniamo col bus alla stazione, il viaggio è lunghetto ma divertentissimo. L’autista sembra appena sveglio, di tutte le frasi che siamo abituati a sentire non ne dice mezza, e quando arriva alle fermate e la gente si ferma da lui per pagare lui (come fanno tutti gli autisti in Giappone) ringrazia uno per uno dicendo "arigato gozaimas", ma quello che arriva alle nostre orecchie è solo uno svogliatissimo “maaaas” che ci ha fatto venire una ridarella incredibile!
Alla stazione abbiamo preso il treno fino a Inari e abbiamo visto il bellissimo Fushimi Inari Shrine! Questo sì che mi è piaciuto da morire! Si cammina attraverso un centinaio di torii rossi, l’atmosfera è quasi sacra, e c’è una pace deliziosa, dovuta anche al fatto che c’è pochissima gente. E’ ormai pomeriggio inoltrato, avrei voluto andare anche al Tempio Kiyomizudera, ma quando torniamo alla stazione di Kyoto è già tardi. Sarà per la prossima volta.
Torniamo al ryokan per una doccia e quando usciamo torniamo in centro a fare un po’ di shopping: mi sono comprata un kimono troppo carino! Ho preso un obi e la commessa mi ha messo anche due nastri bianchi (che si legano sotto) e le istruzioni in inglese per annodarlo, ma chissà se lo metterò mai…
Nel quartiere di Gion ci sono le case tradizionali e qualche ristorante, è tutto così pulito e così curato che sembra di stare in un’altra epoca, è ormai sera e nel buio tra le case marrone scuro vediamo passare una gheisha che cammina a passetti corti e sembra quasi una presenza spettrale. Ne vediamo un’altra scendere da un’auto accompagnata da alcuni uomini. Sono come apparizioni, sembrano dei fantasmi per i visi bianchi che spiccano nel buio, le ho trovate un po’ inquietanti, ma forse è l’atmosfera di questo posto a darmi questa sensazione.
Andiamo alla ricerca di un ristorante e ne scegliamo uno un po’ più caro del solito, ma dove ci viene servita una cena deliziosa, finalmente mangiamo una buonissima tempura! Dopo cena aspettiamo una decina di minuti il bus per tornare al ryokan, alla fermata ci sono dei turisti che aspettano con noi, parlano a voce altissima (in italiano) e quando arriva il bus mi sento spingere… Sono due settimane che siamo in Giappone, a Tokyo ci siamo trovati in mezzo a un milione di gente che corre a destra e sinistra, metro strapiene, mai nessuno mi ha spinta, ci voleva una mia connazionale. Sul bus poi, tra questo gruppo e un altro di francesi che era già sopra sembrava facessero a gara a chi gridava di più, dopo tanti giorni di pace li ho trovati insopportabili. Per fortuna arriviamo in fretta alla nostra fermata e torniamo al silenzio confortante della nostra via.
I futon sono esattamente come li abbiamo lasciati stamattina, cioè in disordine. Evidentemente qui non c’è il servizio riordino camere, pazienza, metto a posto io. Ci mettiamo a letto ma non riesco a prendere sonno. Lore dorme già, io non ci riesco proprio. Mi rilasso con una sigaretta notturna nella stanzetta, spero di non disturbarlo con la luce accesa.
In un certo senso questo viaggio mi sta cambiando, e per la prima volta dopo tanto mi sento davvero felice. Sarà solo perché sono in ferie? O forse questo Paese mi sta regalando qualcosa? Certo, quando si è così lontani da casa anche i problemi sbiadiscono un po’ e sembra che la vita di tutti i giorni appartenga a qualcun'altro. Però questa è la prima volta che mi succede in maniera così netta, nei viaggi precedenti non mi è mai capitato di dimenticare completamente cos’ho lasciato.
Cerco di non farmi prendere da pensieri troppo contorti e provo a dormire un po’, domani si parte, l’avventura prosegue nello Shikoku.
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Info pratiche:
Mappa dei trasporti: www.japan-guide.com/e/e2363.html
Il mio post specifico qui: gattosandro-viaggiatore.blogspot.it/kyoto-golden-pavillon-ryoanji-temple-e.html
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