Dedicato a chi mi chiede come sono le spiagge in Vietnam. |
Diario di viaggio in Vietnam - ultimi giorni a Nha Trang
28 - 29 - 30 agosto 2017
Gli ultimi giorni a Nha Trang li riassumo in cinque punti degni di nota:
- Esperienza culinaria very very vietnamita
- Cose a cui ormai sono abituata, e che mi mancheranno
- La grande abbuffata
- Cosa ci fanno due italiani, tre tedeschi, tre svedesi, un gruppo di coreani, un australiano, svariati cinesi, due giordani e un sudanese, su una barca?
- Ustionarsi in motorino per raggiungere il paradiso
Bando alle ciance, che immagino sarete curiosissimi di leggere
- Esperienza culinaria very very vietnamita
sottotitolo "la gallina non è un animale intelligente" (cit.)
Ci sono posti, a Nha Trang, che se non ti ci portano non li scoprirai mai. Questo strano ristorante dove siamo andati a mangiare la gallina è uno di questi. A scanso d'equivoci, non troverete indirizzo e indicazioni al fondo del post come faccio sempre. Questa volta al posto delle informazioni lascio indizi, perché ci sono luoghi che vanno tenuti "segreti" se vogliamo che restino autentici, no? Poi, se proprio morite dalla voglia di andarci scrivetemi in privato.
Visto da fuori, con un muretto, un cancello, e gli alberelli, sembra di entrare a casa di qualcuno. All'interno c'è una casupola adibita a cucina, un grande giardino, e diverse panche e tavoli buttate un po' alla rinfusa. Sul pianerottolo di casa ci sono alcuni uomini che sonnecchiano sulle amache, altri che giocano a carte. In cortile diverse persone stanno mangiando, qualcuno ha già finito. Un'allegra famigliola composta da trenta zii e una miriade di gagni sta cantando al karaoke ad un volume esagerato. Uno di loro, in particolare, si cala con entusiasmo nella parte dell'Al Bano vietnamita, regalandoci acuti indimenticabili.
Veniamo a noi. Ordiniamo la gallina, qualche contorno e la solita cassa di birra con ghiaccio a parte. Dopo pochi minuti dalla cucina arriva un P-COOOOOP! che non lascia spazio a dubbi. L'apoteosi del km zero, il letterale "dal produttore al consumatore", insomma, ci siamo capiti.
Mi lascio scappare un "ooooh!" di cordoglio che dura un secondo, perché non sono solita a certe ipocrisie, sono venuta qua a mangiare la famosa gallina, mica a contare i fiori nel prato (pieno di galline che scorrazzano felici, tra l'altro).
Dopo diversi minuti ci portano il contenitore di coccio con la carbonella, la gallina marinata, e attacchiamo a grigliare. Gusto deciso, carne tosta, saporita, buona. Non ci limitiamo solo alla griglia, dato che della gallina non si butta via niente. Questo per dire che non solo non è morta invano, ma che viene onorata in tutta la sua interezza. Ci arriva insalata con interiora di gallina e cipolla, le ossa della gallina in brodo, e altri piatti che non saprei descrivere perché non ho assaggiato.
Quello che ho mangiato però era ottimo.
Sotto al nostro tavolo si è raccolta una piccola comunità di cani, che si spazzola le ossa rosicchiate e gli avanzi. Ce n'è per tutti.
Tra gli alberi, vicino ai tavoli, le amache invitano alla pennichella da digestione. La famiglia Nguyen-Carrisi ha finito il concerto, perciò è tornata la pace e ci possiamo rilassare. La cosa bella di questi posti in Vietnam è che non ti caccia nessuno anche se hai finito di mangiare, non c'è fretta di far niente. Mi ci sto quasi abituando.
Stiamo raggiungendo il livello grigliatori super sayan |
Insalata di gallina e cipolla, per un alito fresco |
Il cortile del ristorante |
- Cose a cui ormai sono abituata, e che mi mancheranno
Il Vietnam, se dovessi descriverlo in un'immagine, è un pomeriggio caldo e ozioso, seduta al tavolo di un bar a bere un caffè, sotto un groviglio di cavi elettrici col via vai dei motorini in sottofondo.
Il caffè vietnamita, per quanto io resti fedele all'espresso, dà assuefazione. Rende proprio l'idea dello stile di vita completamente diverso dal nostro. Se ci pensate, da noi al bar il caffè è una cosa rapida, il classico caffè al volo.
In Vietnam prima ti portano il te al gelsomino.
Poi arriva il bicchiere con sopra la caffettiera vietnamita.
A parte, se lo vuoi freddo, il ghiaccio.
Devi aspettare.
Goccia dopo goccia.
Che scenda.
Poi lo puoi finalmente zuccherare, ghiacciare, e gustare.
Mentre intorno l'inferno di motorini fa da sottofondo, un rumore che diventa familiare, quasi non lo senti più. Ci si abitua proprio a tutto eh?
Certo, Nha Trang non è minimamente paragonabile al delirio che c'è a Saigon, ma il senso è quello.
E poi i cavi. Molta gente quando vede in foto il casino di cavi che penzolano dai pali resta inorridita. Io non capisco come non li si possa amare, li trovo parte del paesaggio, caratteristici. La scintilla per i cavi penzoloni è scoccata in Giappone, proseguita in Cina, Corea, e continua in Vietnam. Per fortuna è una caratteristica di questo angolo di mondo, dato che sono il mio soggetto fotografico preferito.
Ma davvero non li trovate bellissimi?
Il caffè vietnamita (step 1: l'attesa) |
Motorini, motorini ovunque. |
Cavi elettrici ♥ |
- La grande abbuffata
La domanda nasce spontanea. Ma in Vietnam, cos'ho fatto? Oltre a mangiare, intendo.
Eh, lo so, la cucina vietnamita ha occupato una parte consistente di questo mio diario di viaggio. Soprattutto quando si tratta di cene a base di pesce, io mi abbuffo senza ritegno. Dovete capirmi, a Torino mi risulta un po' difficile mangiare pesce appena pescato.
Ci sono poi tre cose che rendono la cena a base di pesce unica (per il mio palato).
La prima è il condimento. Insieme alle portate vengono servite delle ciotoline dentro cui pucciare i prelibati bocconi. Una è terribile, sa di formaggio andato a male e non mi piace per niente (si chiama nuoc mam, i vietnamiti ne vanno ghiotti), l'altra è semplice sale e pepe su cui bisogna spremere un po' di limone ed è deliziosa (il mio personale mai più senza, da quando ho scoperto che è tutto più buono se viene pucciato in questo banale intruglio). Ce n'è anche una terza che assomiglia al ketchup.
La seconda è il brodo, che esalta qualsiasi conchiglia e crea dipendenza. Che poi, diciamolo pure. Per mangiare una pentola di vongole non serve nemmeno aver fame, figuriamoci con quel brodetto da bavetta alla bocca.
La terza è semplice. Il pesce qui è buonissimo, e non ci sono dubbi sulla freschezza, dato che lo scegli dalle vasche dove sguazza ignaro (o forse no) del suo destino.
Brodetto fantastico |
Quantità esagerate |
Salsine d'accompagnamento |
- Cosa ci fanno due italiani, tre tedeschi, tre svedesi, un gruppo di coreani, un australiano, svariati cinesi, due giordani e un sudanese, su una barca?
sottotitolo: che, non la facciamo una gita con un tour operator locale? (certo che sì!)
Volevo raccontarvi tutto per filo e per segno ma siccome ho una reputazione da difendere cercherò di non scendere nei particolari. Vi basti sapere che abbiamo partecipato ad una delle tante gite in barca che propongono in qualsiasi albergo. La nostra receptionist, reputandoci evidentemente giovani sballoni dal divertimento facile, ci sconsiglia le proposte per famiglie e matusa e ci catapulta sulla mitica Funky Monkey, dove il mozzo si presenta alla ciurma cantanto un pezzo di Bob Marley e chiedendo chi vuole una birra. Alle 9 di mattina.
Ovviamente alziamo la mano.
Dalla prima birra in poi si cominciano a formare in modo naturale due gruppi. Quello degli sbronzoni, e gli altri. Quel che è certo, è che la birra favorisce l'apertura e l'amicizia tra i popoli. Il fatto che abbiamo subito fatto comunella con gente proveniente da tutto il mondo ne è un esempio lampante.
Comunque, questa simpatica nave alcolica ci porta anche a vedere cose fighissime. Come l'acquario più kitsch della storia, ma interessante, alcune isolette sperdute dove facciamo snorkeling selvaggio, e un paio di ristoranti galleggianti dove il pesce lo scegli direttamente dalle reti in acqua.
Incluso nel pacchetto c'è anche un pranzetto (misero, a mio modesto parere) su cui ci fiondiamo affamati dopo tanto
L'entusiasmo - e il tasso alcolico - è ormai alle stelle, il pubblico è caldo, scatta dunque il momento chupito. Ovvio no? Immaginate un guscio di noce attaccato alla barca, con un Funky Monkey dentro, munito di vodka e bicchierini di plastica, pronto a elargire chupiti a manetta agli intrepidi nuotatori (detta così sembra niente, ma tuffarsi dalla barca dopo mangiato è considerato sport estremo da molti).
Ho un attimo di esitazione, ma non faccio in tempo a riflettere che Lore mi prende la mano e ci lanciamo - mi lancia - in acqua dal tetto della barca (non l'avevo mai fatto e
Si uniscono all'allegra compagnia anche i coreani (noti alcolisti) e il sudanese, che dopo vari tentennamenti dovuti al fatto che non sa nuotare, incitato dal simpatico coro "Sudan! Sudan!" si decide a buttarsi e unirsi al nostro allegro gruppo.
Ormai 'mbriaghi come cacimba ci portano in una spiaggia a terminare la giornata in completo relax, dove la premiata ditta tedeschi & svedesi tira fuori dal cilindro una bottiglia di rum, perché scendere di gradazione alcolica è peccato, mentre noi andiamo alla ricerca disperata di un caffè. Ottengo anche una fetta di ananas offerta gentilmente dal giordano (che deve essersi accorto che ero in debito di zuccheri) e a fine giornata ci riportano al porto di Nha Trang, dove salutiamo a malincuore questo gruppo di amici con cui ci siamo divertiti tantissimo.
Lo abbiamo fatto davvero?
(La sera, per recuperare le calorie perdute, ci sbraniamo un BBQ di brontosauro. Ma questo lo racconto un'altra volta, che poi sembra che penso sempre a mangiare).
Allegra combriccola |
Il nostro yacht di lusso |
Panorama bruttino, vero? |
Il galeone sulla sinistra è una parte dell'acquario di Nha Trang |
- Ustionarsi in motorino per raggiungere il paradiso
Concludo questo lunghissimo racconto con un posto che si avvicina moltissimo alla mia idea di paradiso terrestre. Da Nha Trang è un po' lunghetta da raggiungere in motorino, un paio d'ore con tutte le soste del caso, ma volano veloci se vi piace godere del paesaggio come faccio io quando viaggio. Il posto, dall'eloquente nome Jungle Beach, è una sorta di eco resort fricchettone, gestito da un tizio occidentale che ha preso alla lettera il pensiero che hanno tutti almeno una volta nella vita, ovvero "quasi quasi mollo tutto e mi apro un chiosco sulla spiaggia". Solo che qui non c'è solo un chiosco, ma una specie di campeggio nella foresta, con bungalow, bagni, cucina, e una spiaggia da togliere il fiato.
Le foto, forse, rendono l'idea meglio delle parole.
E non importa se per arrivare fino qua mi sono ustionata le gambe (ideona, quella di partire in pantaloncini), o se al ritorno abbiamo preso pioggia (il tempo d'estate in Vietnam è poco poco variabile), la nuotata in questo mare trasparente, la corsa sulla sabbia fine fine e ustionante, e il pisolino sull'amaca sotto a un gazebo di bambù ne sono valsi la pena.
Ci metterei la firma, a vivere in un posto così.
Lost (lasciatemi pure qua) |
Allora è deciso, io resto qui. Mi va bene anche quella capannetta sulla sabbia. |
Scrivo con poca costanza, ma quando mi ci metto divento un fiume in piena, e mi sono anche trattenuta (avrei scritto molto ma molto di più). La prossima puntata, se ce la faccio a scrivere senza far passare un secolo come al solito, sarà l'ultima di questo viaggio.
Ecco, il Vietnam mi manca e mi piacerebbe un sacco andarci! Direi che il racconto rinforza il desiderio :)
RispondiEliminadue annotazioni 1) concordo sul non divulgare gli indirizzi di certi posti (ma magari se vado ti chiederò un indizio in più perché la gallina sembrava davvero ottima :D ) 2) Non so perché ma le barche nel sud est asiatico sembrano spesso prendere una vena alcolica (anche se in questo caso non c'erano backpacker americani che si distinguono, di solito)
un saluto!
Ciao Patrick!!
EliminaSai, io sono una di quelle che mette persino l'indirizzo del chiosco dei panini, se mi ci sono trovata bene e sento di consigliarlo. Ma ci sono alcuni posti che vanno tenuti nascosti, o si fa la fine di quando segui un consiglio sulla Lonely Planet in cui dice "posto nascosto dall'atmosfera autentica" e ti ritrovi con altre 10 persone con la stessa guida in mano. E l'autentico se ne va un po' a quel paese. Comunque se ci vuoi andare ti do tutte le indicazioni eh!
Per la barca alcolica sono stata fortunata, ho trovato un gruppo (più che altro dei compagni di bevuta) davvero bello. Le famigliole cinesi con nonni al seguito erano un po' basite per l'andamento della giornata, ma noi ci siamo divertiti un sacco :)
E io che avevo avuto qualche remora a raccontare di quando io e Ale abbiamo fatto la gita in barca e ci siamo buttati in acqua in mutande 😅😅😅
RispondiEliminaCmq davvero fighissimo Simo!
Sono senza vergogna 😂😂😂
EliminaE meno male che non sono scesa nei particolari!
Strepitosa come sempre!!!!
RispondiEliminaGrande Simona!!!!!!
Baci.
Grazie ♥
EliminaLa gallina non mi è mai piaciuta, e fino a pochi anni fa avrei detto solo che schifo (tra l'altro mi sono appena bruciata i peli del braccio spostando una pentola, e l'odore mi sta suggestionando). Adesso invece dico anche povera gallina. E poveri pesci. Cibo a parte, questi posti molto casalinghi a me piacciono molto, fai bene a non svelare la posizione esatta.
RispondiEliminaComunque anche mia madre faceva una salsina olio e limone che io adoravo (ma noi mangiavamo praticamente solo merluzzo) e che ancora oggi mi ricorda il pesce e ogni volta penso: non è il pesce che mi piaceva, ma il condimento! Devo dire che anche noi pensiamo sempre al cibo, e mangiamo spesso, tra merenda (sacrosanta) e pasti vari, e l'essere vegana non mi fa pensare ad altro, anzi. La nuova sfida è trovare piatti tipici che mangerei ;)
L'esperienza in barca è stupenda, ma non te la invidio, ti invidio solo che ti ricordi ancora tutto dopo aver bevuto ahahaha!
Devo essere sincera, non è che ci tenessi così tanto a mangiare la gallina. Però è una di quelle cose che se ti dicono che merita vanno fatte (perché non sono vegetariana ovvio). Ti devo dire che ne è valsa la pena, non solo per l'ottimo pranzo, ma per il lavoro locale a cui abbiamo dato un piccolo contributo. Loro ci vivono di questo.
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