Diario di viaggio in Corea
9 agosto 2014
Seoul è una città che sorprende. Dopo pochi giorni mi sto già abituando alle strade, ai semafori, agli ingressi delle metropolitane, e continuo a camminare col naso per aria guardando i palazzi, gli scorci che intravedo nelle vie, e il cielo.
Persino la lingua inizia ad essermi familiare, pur non capendo una parola. Il coreano è una lingua melodica, che viene parlata accompagnandola dal movimento del viso. La gestualità è tipicamente orientale, nel modo che hanno di porgere gli oggetti, di invitare qualcuno a sedere, o nel rifiutare qualcosa agitando la mano vicino alla guancia.
Mi piace camminare per Seoul e stupirmi dei contrasti. L'architettura moderna dei grattacieli convive con i palazzi più vecchi e con le poche case tradizionali che ancora resistono, e a me questo mix piace davvero un sacco.
Architettura metropolitana
Stamattina percorriamo tutto il canale Cheonggyecheon. Questa parte di Seoul mi piace tantissimo sia di giorno che di sera, ed essendo molto vicina al nostro ostello mi ci sono affezionata perché ci passiamo spesso. Oggi però arriviamo a Cheonggye Plaza dove non siamo ancora stati.
Qui si trova la cascata e le fontane che di sera si illuminano, e c'è anche una conchiglia gigante che non so dire se mi piace o no. Di certo è particolare e ha dei bei colori, ma tradisce un po' l'animo kitsch che sotto sotto hanno i coreani (e mica solo loro, eh!).
Cheonggye Plaza (ed io)
Le luci del mattino sui palazzi di Seoul
Da Cheonggye Plaza parte un vialone enorme (Sejong-daero) che porta al Gyeongbokgung Palace. Prima di arrivare al palazzo reale c'è Gwanghwamun Square, dove si trova la statua di Seojong il Grande, uno dei più grandi re della storia della Corea. E' noto per il suo modo di governare onesto e generoso: oltre ad aver apportato alcune modifiche al sistema legale per assicurare processi equi e pene giuste, è stato lui a inventare l'alfabeto coreano (Hangul).
Re Seojong
Dato che arriviamo troppo presto al palazzo reale (apre alle 9) rimandiamo la visita a più tardi e proseguiamo la nostra camminata verso la zona tradizionale di Seoul. Facciamo una pausa nella piazza di Insadong, dove c'è un enorme pennello che disegna un cerchio sul pavimento. Grazie ad un gioco d'acqua delle fontane poste in altri punti della piazza questa pennellata è molto realistica.
Ci fermiamo da Paris Baguette a fare uno spuntino. Questa panetteria è praticamente ovunque a Seoul, non è particolarmente economica però è buona e ogni tanto si può anche cedere allo sfizio.
Il pennello gigante a Buk Insa Madang Plaza
Panino, caffè e dolcetto da Paris Baguette
A poca distanza da Insadong si trova Bukchon Hanok Village, un quartiere abbarbicato su una collina che conserva oltre 900 abitazioni tradizionali coreane. Essendo un luogo abitato bisogna rispettare la quiete dei residenti, e proprio per questo nonostante ci siano diversi turisti è un posto davvero tranquillo, genuino e bellissimo.
I cartelli invitano a rispettare la quiete del quartiere.
Stradine in salita, edifici stupendi e grovigli di cavi sui pali.
Le strade sono strette (infatti quando si incrociano due macchine sono sempre a rischio incastro) e in salita, il che regala scorci meravigliosi sulla città e panorami pazzeschi. Le abitazioni sono bellissime, alcune hanno il classico vialetto di ingresso con un piccolo giardino, altre sono nascoste da mura che circondano il perimetro. Ci sono diverse guesthouse e qualche ostello in cui sarebbe bello trascorrere un paio di notti anche se questa zona è un po' isolata e ci sono pochi posti dove cenare o trascorrere la serata.
Torniamo indietro e arriviamo al Gyeongbokgung Palace giusto in tempo per il cambio della guardia. Ci sono parecchi turisti ma riusciamo lo stesso a guadagnare un posticino in prima fila per vedere meglio lo spettacolo.
Entriamo poco prima che la cerimonia termini, così non troviamo troppa gente alle casse.
Appena entrati ci si trova nell'immenso piazzale, che per la forma e l'imponenza mi ricorda una versione un po' più piccola della Città Proibita di Pechino (410.000 m² contro 720.000 m², comunque una dimensione considerevole).
Gyeongbokgung Palace ha una lunga storia.
Costruito nel 1395 e costantemente ampliato, è sempre stato il cuore della città fino all'invasione giapponese del 1592. Rimase abbandonato per 276 anni, fino alla grandiosa ricostruzione del 1867, con circa 500 edifici in una disposizione a labirinto.
Simbolo di sovranità nazionale, venne di nuovo distrutto durante l'occupazione giapponese che ne ha preso proprietà nel 1911. Ho letto che nel 1915 col pretesto di tenere un mostra sono stati abbattuti il 90% degli edifici, e oltre al danno la beffa: i giapponesi hanno costruito la loro sede generale di Governo Giapponese proprio di fronte al palazzo ormai completamente demolito. (Questo particolare è riportato sulla guida che acquisto insieme i biglietti, e sottolinea il fatto che ce l'hanno ancora a morte).
Il restauro per riportare all'antico splendore il Gyeongbokgung Palace è iniziato nel 1990 e dura tutt'ora.
Per la prima volta da quando siamo a Seoul ci troviamo in mezzo a parecchi turisti, ed è difficile scattare fotografie decenti senza incappare in un naso o un mano che spunta davanti l'obbiettivo. Mi affido a Lore che fa sempre belle foto (anche se oggi deve destreggiarsi tra le numerose richieste di selfie insieme ai turisti cinesi).
Dopo il palazzo principale la struttura si sviluppa in aree divise da mura, e ci sono diversi altri palazzi più piccoli, divisi in settori che si diramano alle spalle del piazzale. Si arriva poi in un grande parco, dove c'è un piccolo laghetto ricoperto di fiori di loto.
Con lo stesso biglietto del palazzo reale accediamo al National Folk Museum di Seoul, che promuove la conoscenza della cultura tradizionale coreana.
Attraverso le sale del museo si passa dalla storia dell Corea alle usanze domestiche, dai vestiti tradizionali alle antiche abitazioni. C'è anche una parte all'aperto con la riproduzione di un villaggio tradizionale, con tanto di scuola, negozi e autobus d'epoca.
C'è anche un museo dedicato ai bambini a cui diamo un'occhiata veloce, attratti soprattutto dal tema dell'esibizione temporanea (dedicata alla pupù, con tanto di personaggi, storie e album da colorare dedicati). Ci dedicherò un post intero, promesso.
Uscendo dal museo notiamo che dall'altra parte del corso ci sono degli enormi palloni bianchi da cui sale acqua vaporizzata. Non sappiamo bene cos'è, ma oggi fa davvero caldo e quella nuvola di vapore ai nostri occhi è come un'oasi nel deserto, perciò andiamo.
Svelato il mistero: è un'istallazione del Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea che serve proprio a dare sollievo ai visitatori durante l'estate. Ci sono percorsi sia all'ombra che al sole, panchine e lettini, tra questi "funghi" bianchi che sprigionano acqua fresca vaporizzata.
E siccome in questa parte all'aperto l'ingresso è gratuito, ci godiamo il fresco. Pazzesco.
Sfidiamo il sole cocente e torniamo a Insadong per il pranzo. Quando ho fame (ma fame davvero) divento insofferente e contemporaneamente nessun posto sembra ispirarmi. Storco il naso davanti a un paio di vetrine che non mi ispirano per niente e poi, quando ormai ho perso la speranza, capitiamo in un viuzza proprio davanti ad un ristorantino che ci chiama.
Ci avviciniamo al menù (quello che adoro della Corea è che ci sono sempre i menu fuori dai locali, così puoi decidere con calma se c'è qualcosa che ti piace prima di entrare) e scopriamo che fanno piatti italiani. In genere preferiamo la cucina locale ma ho talmente tanta fame che un piatto di pasta è proprio quel che ci vuole.
Le cose sono due: o abbiamo davvero un ottimo istinto, o siamo estremamente fortunati.
Entrambi i primi che ordiniamo sono buonissimi.
Con la pancia piena ci incamminiamo verso l'ostello e passiamo dalla via pedonale di Insadong (Insadong-gil) che a quest'ora è già piena di gente. Ci sono tantissimi negozi di souvenir e di oggetti tipici, ma i miei preferiti sono quelli di pennelli e di articoli da disegno.
Anche qui ci sono gli immancabili negozi di Jipang (il gelato dalla forma strana di cui ho parlato nel post precedente) e diversi carretti dove vengono cotti spiedini e hot-dog.
Le case sono costruite con un mix di legno e mattoni. Le trovo davvero eleganti.
Più si sale e più il panorama è bello.
Mi piace in particolare vedere i tetti dall'alto e le montagne.
Torniamo indietro e arriviamo al Gyeongbokgung Palace giusto in tempo per il cambio della guardia. Ci sono parecchi turisti ma riusciamo lo stesso a guadagnare un posticino in prima fila per vedere meglio lo spettacolo.
Entriamo poco prima che la cerimonia termini, così non troviamo troppa gente alle casse.
Gyeongbokgung Palace, cambio della guardia.
Appena entrati ci si trova nell'immenso piazzale, che per la forma e l'imponenza mi ricorda una versione un po' più piccola della Città Proibita di Pechino (410.000 m² contro 720.000 m², comunque una dimensione considerevole).
Gyeongbokgung Palace ha una lunga storia.
Costruito nel 1395 e costantemente ampliato, è sempre stato il cuore della città fino all'invasione giapponese del 1592. Rimase abbandonato per 276 anni, fino alla grandiosa ricostruzione del 1867, con circa 500 edifici in una disposizione a labirinto.
Simbolo di sovranità nazionale, venne di nuovo distrutto durante l'occupazione giapponese che ne ha preso proprietà nel 1911. Ho letto che nel 1915 col pretesto di tenere un mostra sono stati abbattuti il 90% degli edifici, e oltre al danno la beffa: i giapponesi hanno costruito la loro sede generale di Governo Giapponese proprio di fronte al palazzo ormai completamente demolito. (Questo particolare è riportato sulla guida che acquisto insieme i biglietti, e sottolinea il fatto che ce l'hanno ancora a morte).
Il restauro per riportare all'antico splendore il Gyeongbokgung Palace è iniziato nel 1990 e dura tutt'ora.
Per la prima volta da quando siamo a Seoul ci troviamo in mezzo a parecchi turisti, ed è difficile scattare fotografie decenti senza incappare in un naso o un mano che spunta davanti l'obbiettivo. Mi affido a Lore che fa sempre belle foto (anche se oggi deve destreggiarsi tra le numerose richieste di selfie insieme ai turisti cinesi).
Dopo il palazzo principale la struttura si sviluppa in aree divise da mura, e ci sono diversi altri palazzi più piccoli, divisi in settori che si diramano alle spalle del piazzale. Si arriva poi in un grande parco, dove c'è un piccolo laghetto ricoperto di fiori di loto.
Geunjeongjeon
(che significa "tutti gli affari verranno gestiti bene se Vostra Maestà darà prova di diligenza")
E' l'edificio principale: qui venivano svolti gli affari di stato più importanti.
Particolare delle porte di legno di un edificio.
Le giare per la conservazione (e fermentazione) del kimchi.
Hyangwonjeong
E' il padiglione posto su un'isola artificiale al centro di uno stagno.
In questo giardino privato alloggiavano le concubine.
Con lo stesso biglietto del palazzo reale accediamo al National Folk Museum di Seoul, che promuove la conoscenza della cultura tradizionale coreana.
Attraverso le sale del museo si passa dalla storia dell Corea alle usanze domestiche, dai vestiti tradizionali alle antiche abitazioni. C'è anche una parte all'aperto con la riproduzione di un villaggio tradizionale, con tanto di scuola, negozi e autobus d'epoca.
C'è anche un museo dedicato ai bambini a cui diamo un'occhiata veloce, attratti soprattutto dal tema dell'esibizione temporanea (dedicata alla pupù, con tanto di personaggi, storie e album da colorare dedicati). Ci dedicherò un post intero, promesso.
Uscendo dal museo notiamo che dall'altra parte del corso ci sono degli enormi palloni bianchi da cui sale acqua vaporizzata. Non sappiamo bene cos'è, ma oggi fa davvero caldo e quella nuvola di vapore ai nostri occhi è come un'oasi nel deserto, perciò andiamo.
Svelato il mistero: è un'istallazione del Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea che serve proprio a dare sollievo ai visitatori durante l'estate. Ci sono percorsi sia all'ombra che al sole, panchine e lettini, tra questi "funghi" bianchi che sprigionano acqua fresca vaporizzata.
E siccome in questa parte all'aperto l'ingresso è gratuito, ci godiamo il fresco. Pazzesco.
Sfidiamo il sole cocente e torniamo a Insadong per il pranzo. Quando ho fame (ma fame davvero) divento insofferente e contemporaneamente nessun posto sembra ispirarmi. Storco il naso davanti a un paio di vetrine che non mi ispirano per niente e poi, quando ormai ho perso la speranza, capitiamo in un viuzza proprio davanti ad un ristorantino che ci chiama.
Ci avviciniamo al menù (quello che adoro della Corea è che ci sono sempre i menu fuori dai locali, così puoi decidere con calma se c'è qualcosa che ti piace prima di entrare) e scopriamo che fanno piatti italiani. In genere preferiamo la cucina locale ma ho talmente tanta fame che un piatto di pasta è proprio quel che ci vuole.
Le cose sono due: o abbiamo davvero un ottimo istinto, o siamo estremamente fortunati.
Entrambi i primi che ordiniamo sono buonissimi.
Spaghetti alla carbonara (variante con broccoli) e spaghetti allo scoglio.
Con la pancia piena ci incamminiamo verso l'ostello e passiamo dalla via pedonale di Insadong (Insadong-gil) che a quest'ora è già piena di gente. Ci sono tantissimi negozi di souvenir e di oggetti tipici, ma i miei preferiti sono quelli di pennelli e di articoli da disegno.
Anche qui ci sono gli immancabili negozi di Jipang (il gelato dalla forma strana di cui ho parlato nel post precedente) e diversi carretti dove vengono cotti spiedini e hot-dog.
Pennelli di tutte le forme e dimensioni.
Un bel riposo in ostello è d'obbligo, dato che siamo in giro da quasi nove ore senza sosta.
Le mie gambe chiedono pietà.
Stasera percorriamo il Cheonggyecheon ma in direzione opposta, cioè verso Dongdaemun Plaza. L'idea è di andare a mangiare nelle bancarelle del Gwangjang Market, di cui ho letto dappertutto che è un posto imperdibile. Purtroppo l'impressione che abbiamo è un po' diversa rispetto a quello che ci aspettavamo e c'è già parecchia gente seduta a mangiare intorno ai banchi. (Qui in Corea non ho ancora capito a che ora si mangia, se è pranzo, cena o merenda, so solo che la gente mangia a tutte le ore.)
Questi posti mi intimidiscono un po', ho bisogno di prendere un po' di confidenza prima di tentare un approccio e sedermi a un banco, e stasera preferisco cenare da un'altra parte.
Nel frattempo veniamo attirati da ciò che succede sul canale, dato che è in corso una sfilata.
Nonostante il lungo intervallo tra un'esibizione e l'altra assistiamo volentieri allo spettacolo fino al concerto di tre violoncelliste pop (minigonne da paura, coreografie e pose plastiche: mi sono divertita come un matta).
Si sta facendo tardi e ancora non abbiamo cenato, oggi sembra proprio che non riusciamo a trovare il posto giusto (il che è abbastanza ridicolo dato che ci sono più ristoranti che persone). A nostra difesa va però detto che molti posti chiudono presto, e infatti c'è un posticino che vorremmo tanto provare ma tiene aperto solo fino alle 19.
Alla fine decidiamo di provare un ristorante di sushi a Myeong-dong e a questo punto ho capito che non si tratta né di buon occhio né di fortuna: a Seoul si mangia bene dappertutto e basta.
Ordiniamo l'anguilla (unagi don) e un chirashizushi (sashimi di salmone e tonno con riso e verdure) che ci vengono serviti con una zuppa di miso e un'insalata mista da una premurosa proprietaria che ci coccola come figli (soprattutto Lore, a cui lancia sorrisoni e occhiatine, la vecchia marpiona!).
Che dire, una delizia. Penso proprio che quando tornerò in Italia avrò bisogno di mettermi dieta ma non è questo il momento di pensarci.
Oggi è sabato e in giro ci sono un sacco di persone, i locali sono pieni e sul canale ci sono diversi artisti che si esibiscono. Vediamo che c'è addirittura un concerto che però sta per finire. Presi dalla curiosità ci avviciniamo e vediamo che ci sono le bancarelle del merchandising e... sorpresa sorpresa, indovinate un po' cosa vendono? Magliette e gadget del... Papa! Altroché Papa-Boys, qui siamo praticamente in mezzo a un grande raduno di fan scatenati di Pope Fransisk, che a giorni sarà proprio qui a Seoul.
La folla è in delirio e non sta nella pelle, le magliette vanno a ruba ma riusciamo lo stesso a trovarne una taglia M con la caricatura del faccione del Papa (potevamo mica lasciarla lì?). Prendo anche una stola in seta da portare a mia mamma, una vera chicca a un costo modesto.
Le mie gambe chiedono pietà.
Più avanti mi piacerebbe parlare dei programmi televisivi coreani, dato che mi sto facendo una discreta cultura in proposito. Oggi ad esempio ho trovato un canale dove si alternano gruppi e cantanti accompagnati da coreografie che mi lasciano abbastanza perplessa.
Stasera percorriamo il Cheonggyecheon ma in direzione opposta, cioè verso Dongdaemun Plaza. L'idea è di andare a mangiare nelle bancarelle del Gwangjang Market, di cui ho letto dappertutto che è un posto imperdibile. Purtroppo l'impressione che abbiamo è un po' diversa rispetto a quello che ci aspettavamo e c'è già parecchia gente seduta a mangiare intorno ai banchi. (Qui in Corea non ho ancora capito a che ora si mangia, se è pranzo, cena o merenda, so solo che la gente mangia a tutte le ore.)
Questi posti mi intimidiscono un po', ho bisogno di prendere un po' di confidenza prima di tentare un approccio e sedermi a un banco, e stasera preferisco cenare da un'altra parte.
Gwangjang Market
Nel frattempo veniamo attirati da ciò che succede sul canale, dato che è in corso una sfilata.
Nonostante il lungo intervallo tra un'esibizione e l'altra assistiamo volentieri allo spettacolo fino al concerto di tre violoncelliste pop (minigonne da paura, coreografie e pose plastiche: mi sono divertita come un matta).
Passerella sul canale e pubblico che inizia a gremire gli spalti.
Si sta facendo tardi e ancora non abbiamo cenato, oggi sembra proprio che non riusciamo a trovare il posto giusto (il che è abbastanza ridicolo dato che ci sono più ristoranti che persone). A nostra difesa va però detto che molti posti chiudono presto, e infatti c'è un posticino che vorremmo tanto provare ma tiene aperto solo fino alle 19.
Alla fine decidiamo di provare un ristorante di sushi a Myeong-dong e a questo punto ho capito che non si tratta né di buon occhio né di fortuna: a Seoul si mangia bene dappertutto e basta.
Ordiniamo l'anguilla (unagi don) e un chirashizushi (sashimi di salmone e tonno con riso e verdure) che ci vengono serviti con una zuppa di miso e un'insalata mista da una premurosa proprietaria che ci coccola come figli (soprattutto Lore, a cui lancia sorrisoni e occhiatine, la vecchia marpiona!).
Che dire, una delizia. Penso proprio che quando tornerò in Italia avrò bisogno di mettermi dieta ma non è questo il momento di pensarci.
Unagi-don e chirashizushi
Oggi è sabato e in giro ci sono un sacco di persone, i locali sono pieni e sul canale ci sono diversi artisti che si esibiscono. Vediamo che c'è addirittura un concerto che però sta per finire. Presi dalla curiosità ci avviciniamo e vediamo che ci sono le bancarelle del merchandising e... sorpresa sorpresa, indovinate un po' cosa vendono? Magliette e gadget del... Papa! Altroché Papa-Boys, qui siamo praticamente in mezzo a un grande raduno di fan scatenati di Pope Fransisk, che a giorni sarà proprio qui a Seoul.
La folla è in delirio e non sta nella pelle, le magliette vanno a ruba ma riusciamo lo stesso a trovarne una taglia M con la caricatura del faccione del Papa (potevamo mica lasciarla lì?). Prendo anche una stola in seta da portare a mia mamma, una vera chicca a un costo modesto.
Stasera facciamo un po' tardi, ma è stata una giornata così bella che vorrei non finisse mai.
L'ho già detto che Seoul mi piace da morire?
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Info pratiche:
Gyeongbokgung Palace
Chiuso martedì - 9-18
Ingresso 3,000 won
National Museum of Modern and Contemporary Art - MMCA Seoul
Ingresso 4,000 won
쟈콥 Jacob Seoul
Ristorante italiano
200, Seojong-no, Jongno-gu, Seoul
(antipastino offerto dalla casa, due primi e due birre 23,000 won)
Kokoro Oden 고 꼬로
Ristorante giapponese
(unagi-don con zuppa di miso e chirashizushi con insalata mista, due birre medie, 27,000 won)
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Dalle mie parti si direbbe ganzo!!! :) un posto davvero vario e coinvolgente! Bellissime le case tradizionali!!! e vedo che per oggi avete evitato il cibo piccante :D
RispondiEliminaIn realtà non si vede ma il chirashizushi era carico di peperoncino!
EliminaNo ma fantastico! IL quartierino con le stradine in salita, stupendo. E io nel negozio artistico coi pennelloni potrei passarci le ore..aiuto! Seoul sei pericolosa! Anche per il cibo buonissimo ;)
RispondiEliminaCi ho anche fatto un pensierino, ma poi come me lo portavo a casa quel pennello gigante??
EliminaMi piacciono un sacco le casette tradizionali e le stradine con gli auto bloccanti!
RispondiEliminaIn mezzo a quelle stradine l'unica cosa che stonavano erano i SUV grandi quasi come le case.
EliminaFantastica la maglietta del papa!
RispondiEliminaMetterò la foto, è troppo buffa ^_^
EliminaC'è l'imbarazzo della scelta fra le cose fantastiche!
RispondiEliminaAspetto con ansia la mostra sulla pupù :-D
Ahahaha Silvia non sai che ridere! Con tutti i personaggi (anche la mosca!)...Stupenda.
EliminaChe giornata stupenda! La mia mascella si spalancava sempre di più leggendo questo post.
RispondiEliminaCerto che le guardie di palazzo hanno sempre vestiti sobri e discreti...
Il papa popstar mi ha fatto morire!
Ah, ovviamente attendo anch'io con ansia il post sulla cacca.
EliminaSarà proprio un bell'argomento, già mi immagino il titolo...
EliminaQuando ho visto in televisione che il Papa andava proprio in Corea ho pensato a voi!
RispondiEliminaIl cambio della guardia dev'essere fighissimo. Per ora l'ho visto fare solo a soldati in divise occidentali classiche e ai poveri sfigati greci che indossano quelle ridicole minigonne e i pon pon sulle scarpe XD
PS: secondo me la conchiglia gigante è abbastanza trash ma è anche tanto carina XD
PS: Mi accodo a quelli che attendono il post sulla mostra "caccosa" :D
I telegiornali non hanno parlato d'altro per giorni. Comunque, pur essendo atea, lo devo dire. Il Papa sa essere un gran figo. E' bastato girare per Seoul con la Kia per avere i coreani in adorazione ^_^
EliminaLa mostra caccosa è molto richiesta, ora mi tocca davvero farci un post!
Si vede, sai? :)
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