- precedente: Primo giorno a Chongqing-
Diario di viaggio in Cina
5 agosto 2025
![]() |
| Chongqing |
L'esplorazione di oggi di Chongqing parte da quello che possiamo considerare il centro. In genere quando si parla di Chongqing ci si riferisce alla parte di città che si trova nella penisola di Yuzhong, nel punto in cui i fiumi Jianling Yangtze si incontrano. Il centro vero e proprio è considerato Jiefangbei, ed è lì che stiamo andando.
Dal nostro albergo arriviamo nei pressi di Hongyadong passando questa volta dalla strada che passa sopra, dove si trova l'Art Center, una bellissima struttura tempestata di travi rosse che richiamano in forma moderna e originale l'architettura tradizionale cinese. Incuriositi entriamo: l'ingresso principale è una enorme hall vetrata che introduce al museo, c'è una caffetteria, un piccolo banco informazioni e un negozio dove trovo dei timbri molto belli per il mio quaderno.
Poco più avanti incontriamo diversi grattacieli molto particolari in cui entriamo a vedere l'interno (in tutti gli edifici pubblici è possibile entrare a vedere gli atrii) e arriviamo in Jiefangbei Pedestrian Street, dove si trova la torre dell'orologio che rappresenta il Monumento alla Liberazione di Chongqing. Può sembrare strano che un monumento tanto importante sia alto solo 28 metri, ma bisogna pensare che fino a pochi decenni fa era uno degli edifici più alti della città. Sorge al centro di una piazza in cui convergono quattro strade e la zona è interamente pedonale.
In questa zona ci sono centri commerciali, negozi e una libreria su cinque piani dove entriamo alla ricerca di un po' di fresco. Un intero piano è dedicato ai libri scolastici di ogni livello, io sono particolarmente interessata a quelli per bambini perché i sussidiari che insegnano la calligrafia cinese sono bellissimi. C'è una bella sezione dedicata ai libri illustrati mentre i volumi in lingua sono quasi esclusivamente di materie scolastiche.
Entriamo in un negozio a tema panda, che non è onnipresente come a Chengdu ma si difende bene anche qua e dopo essere scesi nel piano inferiore ci ritroviamo in un tunnel che sbuca davanti all'ingresso di una metro. Chongqing è piena di tunnel, ne parlerò nel dettaglio più avanti perché è una particolarità che la rende davvero unica.
![]() |
| Art Center - Jiefangbei |
Prendiamo la linea 2 della metro e quando mi rendo conto che siamo su una monorotaia capisco che siamo sul "famoso treno che entra nel palazzo" nella stazione Liziba.
In realtà Liziba non è che una delle tante tappe scenografiche di questa linea costruita per adattarsi alle caratteristiche urbane della città. La linea inizia proprio da Jiefangbei, la stazione si chiama Jiaochangkou, ed è lunga circa 32 chilometri di cui solo 2 sono sotterranei.
Passeggiando per Chongqing ho avuto modo di vedere spuntare la monorotaia da sotto un ponte, tra i palazzi, sul fiume. Insieme alla Yamanote di Tokyo è ufficialmente la mia linea preferita, e tra l'altro il giro completo è altamente consigliato come attività turistica da fare a Chongqing, fidatevi → potete prendere la monorotaia da Jiaochangkou, fare tutto il percorso godendovi Chongqing dal finestrino fino a Yudong, cambiare per la linea 3 e tornare in centro (Lianglukou o Niujiaotuo).
![]() |
| Chongqing Monorail |
Scendiamo a Daping e prendiamo la linea 1 per andare a Ciqikou, città storica che un tempo era il centro di produzione della porcellana. La stazione metro è sopraelevata e al momento della mia visita tutto lo spazio tra l'uscita e l'ingresso del villaggio era occupato da un cantiere, ad eccezione di un supermercato di prodotti sovietici. Potevamo farcelo sfuggire? Certo che no! Una canzoncina russa accompagna gli avventori tra scaffali e corsie stracolmi di cibi, bevande, prodotti e matrioske a prezzi convenienti. Fa venire voglia di fare la spesa, giuro, infatti siamo usciti con tre confezioni di caffè e dei biscotti.
Prima di avventurarci nelle stradine di Ciqikou facciamo un'ultima tappa in un ristorante a caso per fare finalmente pranzo. Come spesso accade, i posti in cui l'estetica lascia a desiderare sono quelli in cui si mangia meglio: il piatto di wanton in brodo che mi viene servito è il più buono di sempre. Se vi sembra strano sentir parlare di brodo caldo consumato nella torrida estate del Sichuan potreste ricredervi com'è successo a me anni fa: assumere cibi caldi aiuta a regolare la temperatura corporea e fa smettere di sudare. Certo, l'effetto dura quel che dura, ci sono pur sempre 40° all'ombra, ma temporaneamente si sta una meraviglia.
![]() |
| Ciqikou |
Finalmente raggiungiamo l'ingresso di Ciqikou, un portale in legno segnala l'ingresso e immette nella via principale dove ci sono case tradizionali e sale da tè. Le botteghe vendono più che altro cibo, dai dolci agli ingredienti dell'hot pot. Da queste parti producono una specie di torrone con semi di sesamo che ha la consistenza molliccia e il retrogusto di cartone, ma al secondo assaggio il gusto migliora e devo dire che non è male. Davanti ai negozi di alcolici vengono offerti bicchierini di un liquore giallo, in alcuni casi rossiccio, molto dolce.
L'edificio più grande nasconde all'interno un grande cortile e un museo del mahjong. Tra le bancarelle di una via (assolata nonostante le belle coperture di carta) ho trovato il mio negozio preferito, quello che ormai cerco in ogni quartiere: il China Post. Due motivi: ci sono i souvenir più belli (quaderni, cartoline, magneti, francobolli) e c'è sempre il banchetto con i timbri gratuiti, che spesso raffigurano la città in cui ci si trova.
Le persone che passeggiano in queste vie e si fermano all'ombra degli alberi a prendere fiato sono turisti come noi, anche se non ho visto altri occidentali. Questo è in effetti un posto molto turistico, con botteghe per turisti e case da tè con prezzi per turisti, eppure nell'insieme è un bel villaggio tradizionale in cui si vedono parti di "vita vera" appena ci si infila in una via più defilata.
Anche qui, comunque, si nota come Chongqing sia un agglomerato di quartieri costruiti seguendo la conformazione del terreno: in alcuni punti Ciqikou si abbarbica sulla montagna, in altri scende ripida verso il fiume.
Salendo una ripida scalinata sulla collina Baiyan si arriva al tempio Baolun, chiamato "il nascondiglio del drago". La leggenda narra che l'imperatore Jianwen (il secondo imperatore della dinastia Ming) dopo essere stato rovesciato dallo zio, l'imperatore Yongle (il terzo imperatore della dinastia Ming) si nascose nel tempio Baolun. In Cina la parola "drago" si usa per riferirsi all'imperatore, ecco dunque spiegato come mai questo tempio viene chiamato così.
![]() |
| Chongqing Yangtze River Cableway |
Nel tardo pomeriggio torniamo in centro per prendere la funivia sul fiume Yangtze.
La stazione è composta da due edifici, in uno c'è la biglietteria dove troviamo poca gente perché quasi tutti li comprano online. Io sono una feticista del cartaceo, un giorno magari mostrerò i miei diari di viaggio (una via di mezzo tra junk journal e travel diary, belli esteticamente e fondamentali per la stesura di questi reportage).
Facciamo il biglietto di sola andata (30 yuan a testa) e attendiamo il nostro turno nella sala d'attesa che si trova nell'edificio di fianco. Per passare il tempo che un chioschetto di souvenir carinissimo dove compro una calamita e ricevo in omaggio degli adesivi. C'è parecchia gente ma la coda viene smaltita in fretta e dopo una mezz'ora scarsa veniamo chiamati (insieme al biglietto ci consegnano un numero) per metterci di nuovo in coda, questa volta per entrare nell'edificio dove ci sono gli ascensori che salgono alla piattaforma.
Ancora un po' di attesa, e finalmente arriva il nostro turno. Saliamo sulla cabinovia che ormai il sole sta tramontando, il momento è perfetto per godersi la vista. Siamo molto alti, soffro di vertigini e come sempre mi assale quell'attimo di panico in cui mi chiedo chi me l'ha fatto fare: la bellezza di questo panorama, ecco cosa. Ne valeva davvero la pena.
La traversata tra l'altro dura poco più di quattro minuti, attraversiamo il fiume in un lampo. La stazione dall'altra parte del fiume ha una piattaforma panoramica da cui si vede lo skyline di Chongqing, i palazzi illuminati, i ponti, e il tramonto.
Ci sono alcune bancarelle che vendono snack e souvenir, ma noi scendiamo verso la strada principale attirati dal villaggio tradizionale abbarbicato sulla montagna.
Da questa parte del fiume c'è un altro quartiere tradizionale che di sera diventa magico. Da Nanbin Lu (sul lungofiume) ci inoltriamo nelle vie che salgono ripide sulla collina passando da Longmenhao Old Street. Stradine strette dove incontriamo una marea di gatti, botteghe, ristorantini, locali, e ancora gatti. I gatti in Cina sono molto amati, ma qui sono davvero i padroni di casa. Sono sui banconi, sui gradini, sulle panchine. Gatti a parte, ogni angolo del quartiere regala uno scorcio, un panorama, una vista meravigliosa.
Nonostante la discreta quantità di turisti in giro, i ristoranti chiudono abbastanza presto quindi scegliamo un posto e ci accomodiamo. Al tavolo, come in tantissimi altri posti, c'è il QRcode da scansionare sia per leggere il menu che per ordinare, peccato che le rare volte in cui il telefono non prende, come stasera, la faccenda si complica. Il cameriere non capisce noi, noi non capiamo lui, finalmente ci porta un menù cartaceo e sbaglia a prendere l'ordine. Quando ci rendiamo conto che manca un piatto è troppo tardi, la cucina è chiusa. Pazienza.
Concludiamo la serata con una sosta non programmata in Jiefangbei, ma quando ci troviamo in mezzo ai palazzi futuristici pieni di insegne luminose non riusciamo a resistere. Haochi street dove ci sono ristoranti super colorati e illuminati e negozi aperti fino a tardi. Facciamo una piccola deviazione e passiamo dal Night Market per una birra alla spina che ultimamente facciamo fatica a trovare (la birra in Cina è più diffusa dell'acqua, ma spesso è in bottiglia o in lattina). Il locale dove ci fermiamo è un mix tra una trattoria, un pub e una macelleria. Il proprietario è un signore gentile che attacca bottone con Lore e lo invita ad andarlo a trovare di nuovo nei prossimi giorni. Il posto mi piace, lo zio è simpatico, torneremo sicuramente.
Quanto abbiamo camminato oggi? Passiamo davanti alla torre dell'orologio proprio mentre ci sono i rintocchi delle 23 e subito dopo la città si spegne. Praticamente una sorta di coprifuoco, serata conclusa, finiufilm. Le vie sono buie (ovviamente i lampioni sono accesi ma mi sembra di non vedere niente) e io mi sento le gambe di legno, so che siamo a una decina di minuti dall'albergo ma non ce la faccio più. Fermiamo un taxi. L'auto si ferma, saliamo, il tassista sente dove dobbiamo andare e ci scarica in malo modo. La prima volta da quando siamo tornati in Cina che qualcuno ci tratta in maniera sgarbata, sono talmente stanca che non ho neanche la forza di mandarlo a quel paese. Il secondo taxi fortunatamente ci carica volentieri e in due minuti ci riporta a casa, ma chissà l'altro tassista che problemi avesse (in centro la tariffa è fissa a prescindere dalla distanza). Magari ha avuto brutte esperienze con gli stranieri, vai a sapere.
Mentre mi butto nel letto penso che una città così io non l'ho mai nemmeno immaginata, chissà se questi racconti e le foto riescono a rendere l'idea. Mentre scrivo mi sembra di rivivere quei momenti, di essere in mezzo alle luci, ai suoni, ai grattacieli, e ancora mi stupisco, ancora mi sembra pazzesco.
- continua -











Nessun commento:
Posta un commento
Consigli? Commenti? Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate.