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mercoledì 13 gennaio 2021Aggiornato il:

Cronache estive #2

Cronache estive #2

È già inverno, fa un freddo boia, ed io ho bisogno di scaldarmi con i ricordi estivi. La prima parte dell'estate l'ho raccontata qui. Questa è la seconda (e ultima) parte. Cronache estive in ordine sparso, per ricordare qualcosa di bello successo nel 2020.

Torino d'estate è ancora più bella

I mesi del lockdown mi hanno resa scalpitante. La cosa che desideravo di più era camminare, e in effetti appena è stato possibile ho macinato parecchi chilometri. Ho fatto la turista nella mia città, che è un'attività che amo moltissimo. Torino è  sempre bella, ma d'estate è davvero stupenda.

I miei consigli su dove andare per innamorarsi di Torino:

- Il Parco del Valentino, che è bello tutto l'anno perché cambia colore e atmosfera in base alle stagioni, ma d'estate mostra il lato più bello. E poi all'ombra degli alberi si trova un po' di fresco, che fa sempre piacere. 

Il mio dentista ha lo studio proprio in riva al Po, quindi ho colto spesso l'occasione per fare una passeggiata (dopo 3 anni di apparecchio le mie avventure - e disavventure - odontoiatriche non sono terminate, anzi, credo che avrò bisogno di cure e controlli a vita, ahimè)

Sono felice di aver rivisto i miei amici di Arezzo, con cui sono andata al Valentino (naturalmente). Purtroppo il Borgo Medievale era chiuso, ma ci siamo presi una piacevole pausa-birretta all'Imbarchino.


- Le vie del centro, di cui ho raccontato ampiamente in questo post. Ma perdendosi soprattutto nelle viuzze laterali, un po' per allontanarsi dalle vie troppo affollate, un po' per godersi la bellezza dei palazzi lontano dal baccano. Posso dire con orgoglio di aver visto la maggior parte della gente comportarsi in maniera coscienziosa, nonostante tutto. Ma le vie principali (via Garibaldi, via Roma, via Po) erano spesso stracolme.

Dopo tanto tempo chiusa in casa mi è sembrato un lusso anche solo sedermi a prendere un caffè con un amico. Ma anche da sola. 

- Parco di Villa Genero, per vedere Torino dall'alto, al tramonto.
È sopra la Villa della Regina, ed è un parco stupendo da cui si vede la Mole Antonelliana e tutto il centro storico.


E parlando di piccoli lussi, poter mangiare fuori è una cosa forse banale che però mi è mancata moltissimo. Penso che il 2020 mi abbia insegnato a dare valore alle piccole cose che spesso diamo per scontate. Un abbraccio, un banale pomeriggio di shopping, un caffè a casa di mamma e papà. Un aperitivo con gli amici.

Due posti su tutti: un pranzo da Poormanger, in via Palazzo di Città (che è una via che adoro, tra via Garibaldi e il Quadrilatero Romano) e una cena ai Du Cesari (in corso Regina Margherita, la migliore cucina romana a Torino).

La fontana dei 12 mesi - Parco del Valentino


Palazzo Carignano - via Accademia delle Scienze

Galleria Subalpina - Piazza Castello


La Mole Antonelliana, vista da via Po

Il panorama di Torino dal Parco di Villa Genero

L'Imbarchino e il Po

Il Po, e il Monte dei Cappuccini sullo sfondo

Da Poormanger la specialità è la patata ripiena, ma quando ho letto che in menu c'era la salsiccia di Bra non ho potuto resistere - Ai Du Cesari, invece, non ho dubbi: la carbonara di Danilo Pelliccia è spettacolare.



Un nuovo tatuaggio (anzi due) per ricordare il 2020

Ho (avevo) nove tatuaggi. Fatti tutti in un lasso di tempo relativamente ristretto, tra i 19 e i 25 anni. Il tatuaggio per me è qualcosa che si avvicina tantissimo alla dipendenza, poi mi è successa una cosa alla vigilia del decimo, ho dovuto disdire l'appuntamento e mi sono - temporaneamente - fermata.

Appena hanno riaperto gli studi d tatuaggi sono andata immediatamente a prenotare, era venuto il momento di ricominciare.

Per suggellare il ritorno ho preso due decisioni. La prima è stata quella di scegliere un tatuatore che non conoscevo, e il motivo è complesso e cervellotico, da buona ansiosa paranoica quale sono. Il 2020, nel bene e nel male, ha segnato un punto molto importante nella mia vita.
Lavoro da quando avevo 16 anni, in questo 2020 ho avuto uno stop inaspettato e forzato (come tanti, so di non essere l'unica) che inizialmente mi ha destabilizzato davvero tanto, ma che mi ha aiutata a rivedere e riconsiderare le mie abitudini. E questo, riguardo al mio nuovo tattoo, ha un senso.

Il senso è questo: ho trovato un tatuatore davvero bravo, sono andata a parlargli, e a pelle mi è piaciuto davvero tanto. Ho messo da parte l'ansia da "tradimento" e mi sono fidata. Il risultato ha dato ragione al mio istinto.

La seconda decisione è il soggetto che ho scelto. Cosa cacchio mi sono tatuata?? Lo so che guardando le foto qui sotto qualcuno se lo sta chiedendo.
Ogni tatuaggio ha un significato personale. Questa giustificazione toglie dall'imbarazzo di dover spiegare, o più semplicemente di dover dare per forza un valore a quello che la gente ha indelebile sulla pelle.

Io non ho problemi a dire che su un braccio ho un'orchidea semplicemente perché è un fiore che mi piace, così come non mi vergogno a raccontare che il mio nuovo - bellissimo - tatuaggio è il simbolo degli ori delle carte napoletane. Del due di denari, per essere precisi. Che ha più di un significato. 

Il due di denari  è la mia carta preferita. Quando ho iniziato a giocare a carte con la mia banda dicevo sempre "prima o poi me la tatuo". Sono di parola.
Questo è un anno che difficilmente dimenticherò. Il due, nel 2020, si ripete due volte.
Il seme dei denari è un po' un amuleto, e in un periodo difficile come questo mi sembra come minimo di buon auspicio. 

E voilà. Ecco qua cos'ho tatuato sull'avambraccio. Lo adoro.


Siccome i tatuaggi devono essere dispari (superstizione che assecondo esclusivamente per sentito dire, o come scusa per continuare a ricoprirmi di inchiostro) ne ho fatto subito dopo un altro. Più piccolo, più intimo. Identico alla persona con cui l'ha fatto, con cui ho un legame affettivo stretto e unico.

E sono undici.

Per la cronaca (visto che siamo in tema di cronache estive) il tatuaggio che vedete in foto l'ho fatto da ToroVerde. Il secondo (di cui non allego foto) da Iguana Tattoo.

Il mio tatuaggio



Qualche gita estiva


Estate per me è sempre stata sinonimo di viaggi. Il 2020, lo sappiamo tutti, è stato sinonimo di stiamo a casa. E vabbè, me ne sono fatta una ragione. Appena è stato possibile muoversi un minimo, però, ho caricato la macchina (oppure ho preso il treno) e ho fatto qualche gita.

Due toccate e fuga in montagna, come raccontavo nelle cronache precedenti, e qualche altra gita.

  • Gita al fiume


A pochi chilometri da Torino ci sono un sacco di posti dove si può andare a cercare un po' di refrigerio in riva al fiume. 

Un po' survival, un po' scampagnata all'avventura, ho caricato la macchina con cibo, bottiglie e amici e sono andata alla ricerca di quel posticino nascosto sulle rive dello Stura di Lanzo. Stile Leonardo Di Caprio in The Beach (infatti non vi darò le informazioni precise su come raggiungere questo posto, ma se volete vi potrei disegnare una mappa), questo è un posto da veri fricchettoni, frequentato da nudisti e naturisti.

Attraversare fiumi carichi come muli perdendo una ciabatta portata via dalla corrente, cercare legnetti per accendere il fuoco, mettere ad arrostire la carne, riattraversare fiumi (scalza perché la ciabatta è andata) avendo cura di non lasciare rifiuti in giro, farsi un bagno nell'acqua gelata del fiume, cercare una pietra abbastanza larga e piatta per giocare a carte.

Quando sei in buona compagnia non fai nemmeno troppo caso alle zanzare assassine e alle formiche invadenti. E ci scappa pure un pisolino all'ombra, ché il sole (e il vino) picchia forte.

Gita al fiume


  • Toccata e fuga in Slovenia


Senza entrare nei dettagli (come, cosa, ma soprattutto perché??) sono andata in Slovenia. Andata e ritorno in 24 ore, con piccola sosta in Friuli per riprenderci un po' dalla notte insonne in autostrada.

Premessa. Un mio amico arriva al chiosco e mi dice che deve accompagnare sua cugina in Slovenia. 
Mi chiede se ho voglia di aggregarmi, perché il viaggio è lungo.
Dopo aver chiesto la località esatta della meta ero già su google per capire cosa c'era da vedere in un giorno.

E niente, se avete bisogno di compagnia o supporto morale per affrontare un lungo viaggio in macchina, chiedete ad un'amica dall'animo viaggiatore e state sicuri che sta già preparando lo zaino.

Che dire, un giorno scarso in un posto appena oltre il confine italiano non mi può certo permettere di dare consigli attendibili, ma un posto carino - che consiglio - l'ho visto.

Sono stata ad Ancarano, e siamo andati a Punta Grossa dove ho anche fatto il bagno (anche se l'acqua del mare era freddissima). Non ho trovato una vera e propria spiaggia, non come la intendo io, dato che non c'è sabbia, ma una bella pineta e bei prati su cui stendere l'asciugamano o improvvisare un barbecue. Il paesaggio compensa la breve durata della gita. A ripensarci adesso mi sembra una follia aver fatto tanta strada in così poco tempo, ma ho riso tantissimo, ho conosciuto persone ospitali, e ho passato bei momenti.

Ancarano (Slovenia)

Punta Grossa - Slovenia


  • Qualche giorno ad Albenga 

Ho visto il mare. Non una, ma due volte. Dunque l'estate 2020 è salva.

Metti una cugina con una roulotte in un campeggio molto ma molto carino.
Metti una branda libera in due momenti diversi (inizio luglio e metà agosto).
Metti che ti aggreghi e stacchi - finalmente - la spina.
Metti che ci voleva proprio.

Su quanto sto bene con mia cugina (e i suoi splendidi figli) non ho molto da dire, se non che per me è come se fosse mia sorella.

Su quanto sto bene in campeggio posso dire che è stato come tornare bambina, quando i nostri genitori montavano le tende - appena arrivati - e noi eravamo già corsi in spiaggia a fare casino. Devo dire che non ho patito né i bagni in comune (sono abituata), né le code per le docce. Ammetto che adoro vivere in infradito e pantaloncini (confessando un'indole fricchettona già espressa altre volte) e ho apprezzato tempi e orari da mare e da famiglia.

Su Albenga, invece, ho alcune cose da dire.

Nonostante abbia frequentato molto la Liguria (sono piemontese, la Liguria è "il mio mare vicino" da quando sono nata) Albenga non la conoscevo. 

Il centro storico (ovviamente pedonale) è molto bello e ha delle caratteristiche interessanti. I vicoli sono caratteristici, con abitazioni basse rossastre, botteghe antiche e piazzette.  La mancanza del turismo di massa mi hanno regalato passeggiate in solitaria tranquille e piacevoli. Nei locali aperti ho ricevuto sorrisi e gentilezza (cose che ho sperimentato anche in passato, ad essere sincera) e in generale ho potuto soddisfare la mia indole chiacchierona (aspetto del mio carattere che si è potenziato durante la quarantena).

In un vicolo del centro storico (Vico dei Collegi) c'è un'associazione che si chiama Fieui dei Caruggi che organizza iniziative benefiche per la città sotto il simbolo della Fionda (simbolo della ribellione nell'Albenga dominata dai francesi nel 1798 ma oggi da loro utilizzata come strumento contro le ingiustizie e a favore dei più deboli). Dal 2007 viene assegnato il premio "Fionda di legno" a chi ha saputo tirare fiondate contro la violenza e le truffe, in difesa della solidarietà. Le pareti del vicolo sono ricoperte dai personaggi famosi a cui è stato assegnato questo premio e da frasi, citazioni e dediche. È davvero un posto bellissimo e interessante.

In Piazza del Popolo c'è un chiosco fioraio che vende piante bellissime e chi ci lavora è di una gentilezza estrema. Ho comprato una pianta di incenso da mettere nella veranda della roulotte. Pare che contro le zanzare sia meglio di un zampirone.

Tra i ricordi migliori della vita da campeggio, comunque, non posso non menzionare il cibo. Che sia un banale caffè nel bar sulla spiaggia, al mattino presto, o una fritturina da asporto, da gustare al tramonto, o un pentolone di cozze alla marinara. 

Al mare, non so perché, è tutto più buono. Anche una pizza da asporto in spiaggia e un prosecchino nei bicchieri di plastica.

Perché il mare, è mare. Terapeutico. Che si trovi dall'altra parte del mondo, o a due ore da casa tua.

Isola Gallinara

Fieui di Caruggi

Una via del centro storico di Albenga


Benessere del primo mattino: caffè e croissant al bar della spiaggia

Benessere del tardo pomeriggio: frittura mista sulla spiaggia

La spiaggia di Albenga


Tornando a Torino ho fatto una tappa a Noli




Piccoli gatti crescono (Filippo, my love)


Mi rendo conto solo ora di quanto è cresciuto, ma soprattutto di quanto era piccolo solo pochi mesi fa. Filippo è entrato da subito nel mio cuore, è un gatto, e come ogni gatto ha un suo carattere felino che lo rende speciale.

Capiamoci. Sandro è stato e sarà per sempre il mio cuoricino nero. È stato il mio compagno di vita per 18 anni, mi ha vista crescere, mi è stato vicino nel periodo più bello della mia vita ed è stato il mio pilastro nei momenti più bui. Non potevo immaginare la mia vita senza di lui, e quando mi ha lasciata (non riesco a rievocare quel momento senza sentire le lacrime rotolare giù come macigni) si è portato via un pezzo di me.

Filippo è arrivato per caso, dopo un anno "senza gatti" e si è ritagliato prepotentemente lo spazio che gli spetta legittimamente. In casa e nel mio cuore. Nel cuore di tutti, perché ha un'indole curiosa e coccolona che ti conquista con la sua - paurosa - affettuosità.

È anche un amabile rompicoglioni, come ogni gatto che si rispetti. È anche per questo che lo amo alla follia.

La bellezza struggente e assoluta di avere un cucciolo è che questo privilegio dura pochissimo tempo. In pochi mesi quel ragnetto indifeso è diventato un gatto sempre più gatto e sempre meno racchietto spelacchiato. Osservandolo bene, oltre a fargli duecento foto e ottomila video ogni momento, la noto benissimo quella strana evoluzione (che si chiama crescita) per cui mi sveglio una mattina e noto che gli sono cresciute le zampe dietro. Ma quelle davanti sono ancora corte, quindi saltella che sembra un leprotto.
Un altro giorno ha la testa grande e il corpo minuscolo.
Un giorno fa fatica ad arrampicarsi sul letto, il giorno dopo lo trovo sull'armadio.

Filippo poi, è davvero strano.

Ama l'acqua.
Gli apro un po' il rubinetto perché forse ha sete, e lo trovo zuppo.
Mi faccio la doccia e devo tenere la porta ben chiusa perché me lo ritrovo a sguazzare tra il bagnoschiuma e la saponetta.

Adora i baci sul naso. 
La mattina mi sveglia così. E poi mi lecca, con quella lingua rasposa sulle guance, sul naso, sulle labbra. Carta vetrata tipo peeling violento. Praticamente il mio estetista privato un po' maldestro.

È un fifone.
Fa lo spavaldo con me ma si spaventa se un estraneo entra in casa. Dall'amico mai visto prima al tecnico della caldaia. Un fifone grigio. Adorabile.

È un gatto da riporto. 
Un ladro patentato. 
Un dormiglione pisolone.

Filippo è la cosa migliore del mio 2020.

È cresciuto, ma continua a dormire a pancia in su

Da micro micio a gattone, sempre con la passione per il bidet


E poi ci sono io, con un paio di progetti in cantiere


Il cinema ha riaperto a fine agosto, per chiudere dopo due mesi. Zona rossa, zona gialla, zona arancio e zona grigia. L'estate è finita, e pure l'autunno. Ho bisogno di investire il mio tempo in qualcosa di concreto che mi faccia stare bene.

Un progetto lo sto portando avanti con un impegno quotidiano costante, ed è questo blog. Controllo, revisione, link che non vanno più, badge inesistenti.

Dall'aggiornamento di vecchi post per controllare che le informazioni siano ancora valide alla verifica che i link funzionino. Mi sono accorta che quasi tutti i badge - di cui andavo anche piuttosto fiera - non erano più validi. Li ho cancellati senza farmi troppe domande. Ho scoperto che un mio articolo su un sito di viaggi è stato eliminato, così ho rimosso il link.

Ho stilato una marea di liste per avere un piano di lavoro giornaliero, e da un paio di mesi lo sto rispettando.

Insomma, archiviato il 2020, mi sono messa sotto seriamente, perché io a questo blog (che ha compiuto 10 anni a maggio) tengo davvero tanto. 

Il secondo è in cantiere, mi sta impegnando tanto in termini di tempo e creatività. Non è ancora il momento di raccontarlo nei dettagli, ma sto lavorando a un progetto che mette insieme le due cose che amo di più: l'organizzazione del viaggio e il disegno.

Per scaramanzia non dico altro, ma per una volta mi auto incoraggio.

Proposito per il 2021: sorridere sempre e ridere di cuore ♥






8 commenti:

  1. mai viste le due Ville in collina! magari in Primavera... Filippo è un amore, Ellery è stata con me 17 anni e ogni gatto che vedo lo vorrei portare a casa, ma.. ma forse non è ancora arrivato il micio giusto (ps. bellissimo vestito!)

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    1. Pensavo che sarei stata senza gatto più a lungo, avevo l'impressione che a casa mia nessuno potesse prendere il posto di Sandro. Poi è arrivato Filippo, e si è fatto subito voler bene. Sandro era un delinquente spavaldo ed equilibrista (lo adoravo anche per questo), Filippo è un coccolone pauroso. Forse perché a differenza di Sandro (di cui ho conosciuto papà mamma e fratellini) Filippo è un micetto di cui non si sa nulla, probabilmente abbandonato.

      P.s. Il vestito l'ho preso su EMP!

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  2. Bellissimo post, mi fa piacere rileggerti! Vedi che alla fine qualcosina si è riusciti a fare, in termini di gite... Chissà come andrà quest'anno (mi sa che è meglio non farsi troppe illusioni ma almeno un briciolo di speranza ce lo meritiamo, no?). E Filippo è troppo carino!

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    1. Eh sì, con le dovute precauzioni ho cercato di fare qualche gita e alla fine sono riuscita a trascorrere un'estate strana ma con bei ricordi.

      Ps Filippo ringrazia :)

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  3. Anche io credo che i tatuaggi siano una dipendenza, ho prenotato il prossimo per il 29 Marzo, avrei dovuto farlo oggi, ma ho spostato perchè è fuori regione quindi non sapevo se sarei potuta andare.

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    1. Dovrebbero scriverlo sulle insegne, "il tatuaggio crea dipendenza" :)

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