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lunedì 22 settembre 2014Aggiornato il:

Tanta fatica per Buddha - secondo giorno a Gyeongju



Diario di viaggio in Corea
12 agosto 2014




Stamattina appena apro gli occhi mi sembra di essere un blocco di marmo, e non è solo perché ho dormito come un sasso. Diciamo che dormire per terra (i materassi Yo tradizionali sono sottili) non è il massimo della vita, ma ne sento i benefici, soprattutto alla schiena. Mi sento benissimo.


Oggi andiamo a visitare due posti per cui Gyeongju è famosa, il Tempio Bulguksa e Seokguram Grotto. In Corea i templi sono arroccati sulle montagne, e andarli a visitare comporta una bella dose di volontà e gambe buone. Le mie in questi giorni non sono al top, ho qualche problema ad un ginocchio, ma penso di farcela quindi andiamo.


Il viaggio in autobus dura un'oretta. Ad ogni fermata sale parecchia gente, ma quasi tutti sono diretti all'acquapark che si trova poco fuori dalla città, perciò quando arriviamo a destinazione non restiamo in molti.

Siamo ai piedi della montagna, e dopo una breve salita arriviamo al Tempio Bulguksa.
Appena varcato l'ingresso passiamo attraverso ad un giardino circondato dagli alberi e ci sono ponti, laghetti con le carpe, e altre porte.

Il corpo principale è costituito da un edificio che si affaccia su un cortile interno porticato, dove ci sono due pagode in pietra. Una delle due purtroppo è in restauro, quindi la guardiamo divisa in pezzi da dietro il vetro della palazzina che la protegge.
Gli altri edifici si sviluppano ai lati e alle spalle di quello principale, secondo una pianta regolare divisa da mura, cortili e padiglioni interni.







La purificazione: prima di entrare bisogna lavarsi le mani e sciacquarsi la bocca.



Parete esterna del padiglione principale.








All'interno dei padiglioni ci sono i monaci che pregano e un certo numero di fedeli.
L'interno dei templi è abbastanza buio, e da fuori si vede poco. Per entrare bisogna togliersi le scarpe e fuori ce ne sono già parecchie, così cerco un angolino vuoto per lasciare le mie e vado a dare un'occhiata (primo consiglio: in Corea bisogna usare scarpe comode da sfilare e infilare velocemente).
Mi mette sempre un po' di soggezione entrare in questi templi, non so mai bene come muovermi, come comportarmi. Esco quasi subito, ma devo aspettare che il simpaticissimo anzianotto coreano si decida a scendere dalle mie scarpe che sta pestando con disinvoltura mentre cerca le sue. Riesco solo a dire un "Ma nooo!" mentre mi viene da ridere per la situazione ridicola.
(secondo consiglio: quando lasciate le vostre scarpe fuori da un tempio cercate di imboscarle o almeno di non metterle davanti alle entrate, soprattutto se ci tenete).




Il tempio si arrampica sulla montagna, ci sono scalinate che salgono e scendono e cortili nascosti. In uno di questi ci sono tantissimi sassolini di diverse dimensioni messi uno sull'altro. Non ne conosco il significato, posso immaginare che sia in parte un simbolo zen di pazienza e perseveranza (non è semplice appoggiare quelli più piccoli in cima agli altri senza rischiare di far crollare tutto) e in parte un gesto di buon auspicio (in parole povere credo che porti bene, quindi ne appoggio con cautela uno pure io, che un po' di fortuna farebbe comodo).

Cortile di sassolini impilati



Quando usciamo dal tempio abbiamo due alternative per andare al Seokguram, una è tornare ai piedi della montagna e prendere l'autobus, l'altra è percorrere a piedi il sentiero di 2.2 km.
Ci pensiamo un po' su, poi decidiamo di andare a piedi, che mica ci facciamo spaventare da una manciata di chilometri.

Le ultime parole famose.

Il primo chilometro va via abbastanza facile, il percorso è in leggera salita e la strada è larga e in ombra grazie agli alberi che sembrano avvolgerla.
Poi iniziamo a divertirci.

La prima parte del sentiero





La grotta Seokguram si trova nei pressi della vetta del Monte Tohamsan, e la seconda parte del sentiero è ripido, tortuoso ed estremamente faticoso. Mentre do fondo a tutte le mie energie per arrivare in cima conto gli scalini di pietra (sconnessi e irregolari) per passare il tempo e non pensare al fatto che non ho più forza nelle gambe. Quando arrivo a cento mi fermo a prendere fiato, ogni volta che vedo una - rara - panchina, mi fermo di nuovo. Verso la fine mi sembra davvero di non farcela più, che schiappa.
Sono così stanca che non riesco a godermi la bellezza della foresta che mi circonda.

Arriviamo che siamo distrutti ma contenti. Il panorama è stupendo.

La grotta però non si vede ancora, bisogna prima fare il biglietto (ci rimango un po' male, ero convinta che valesse lo stesso biglietto del Bulguksa, però non posso certo fare storie per entrare dopo la sfacchinata che abbiamo fatto per arrivare fino a qui).
Poi c'è da fare un tratto di strada di circa 600 metri (ancora??).
Per finire, una bella scalinata (muoio).






Ora siamo proprio sotto al tempio, dovrebbe essere lassù! Devo lottare per non cedere al sentimento di delusione e sconfitta che mi sta montando nel petto. Quello che vediamo infatti non è il Tempio della grotta, ma una triste, beffarda, enorme fotografia. In una sola parola: restauro.
Passo dalla delusione all'incazzatura in cinque minuti. Ma dircelo prima? Qui in Corea ci sono cartelli ovunque e non pensano a metterne uno per avvertire che sarà tutto impacchettato? (Se nei pressi c'è qualcuno che capisce l'italiano mi ha sentito dire cose poco consone alla sacralità del luogo, non me ne volere Buddha, non ce l'ho con te. Anche tu però, la prossima volta avverti!)


Gigantografia del Buddha che si trova all'interno della grotta (nel cantiere)




L'ingresso è comunque consentito, e alla fine il Buddha nella grotta con i suoi 3,5 metri d'altezza che arrivano quasi  5 se contiamo anche il trono è davvero imponente. Nella cupola intorno al Buddha ci sono pannelli e statuette racchiuse nelle nicchie. Ok, lo guardiamo da dietro un vetro e un'impalcatura, insieme a parecchia altra gente, in un corridoio minuscolo claustrosofobico, ma bisogna accontentarsi.

Insomma, mi viene da dire che questa visita non vale la fatica che abbiamo fatto, anche se a ripensarci la parte più bella della visita è stata proprio quella della scarpinata per raggiungere la vetta.
(L'ottimismo ha vacillato ma mi accompagna sempre).


Per tornare giù ci sono due alternative: ripercorrere il sentiero (non ci penso nemmeno) o prendere l'autobus. Solo che ne è appena passato uno e il prossimo è tra un'ora, perciò optiamo per la terza alternativa: taxi.
(Il nostro autista ci dà retta solo dopo aver finito la sua partita a un candy crush qualsiasi, ma son dettagli.)


L'autobus per Gyeongju passa abbastanza in fretta, e arriviamo in città che è passata da un pezzo l'ora di pranzo. Dopo un panino al volo torniamo a casa per un doccia veloce e usciamo di nuovo.

Case tradizionali a Gyeongju


 Negozio di Hanbok, i vestiti tradizionali coreani




Facciamo un giro per le vie del centro, passiamo dal mercato che vista l'ora sta per chiudere e ci infiliamo in un supermercato per un po' di spesa. I ritmi qui sono lenti, la gente non sembra avere fretta e la loro tranquillità mi contagia.

Mi piacciono tantissimo i negozi, le insegne dei ristoranti, e poi ci sono studi di tatuaggi (molti ragazzi hanno le braccia tatuate, e per la prima volta mi trovo in un paese orientale dove non vengo discriminata per i miei). Scoviamo anche un paio di neko-café e abbiamo la tentazione di entrare per ripetere l'esperienza fatta a Tokyo, ma rinunciamo perché si sta facendo tardi.

Le vie del centro di Gyeongju





Cielo limpido al tramonto


Questa sera ceniamo a casa. Dalla valigia dell'Ispettore Gadget Lore tira fuori tutto l'occorrente per cucinare un ottimo piatto di spaghetti al sugo. Ne lasciamo da parte un po' per la proprietaria di casa, che purtroppo stasera aveva un impegno e non ha potuto cenare con noi.


Trascorriamo la serata in cortile. Con una casa così divento una pantofolaia.






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Info pratiche:

Bulguksa Temple
15-1, Jinhyeon-dong (385, Bulgukro)
Ingresso 4,000 won
Autobus 10 - 11 (passa di fronte alla stazione degli autobus e a quella ferroviaria)

Seokguram Grotto
994, Jinhyeon-dong
Ingresso 4,000 won
Da e per Bulguksa Temple autobus 12 (uno ogni ora)
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23 commenti:

  1. Che peccato il tempio in restauro! Anche io odio i restauri ma ho odiato di più i turisti americani che si sono permessi di scrivere su un cartello dei lavori in corso a Roma se era possibile che qui non si lavorasse d'inverno, che loro avevano fatto un sacco di chilometri e volevano vedere non so più cosa (può essere la Fontana di Trevi? Non ho voglia di cercare la fonte ma quest'estate l'hanno detto anche al tg nazionale). I restauri vanno fatti. Quando ti capita pensi male ma sono inevitabili (specialmente in luoghi molto antichi e su viaggi lunghi). Fanno tristezza ma non c'è nulla da fare ^^

    Il peperoncino che piange è bellissimo :D

    PS: comunque a NY c'erano diverse cose in restauro (come la cattedrale di San Patrick e Ellis Island. Sono stata tentata di lasciare un cartello dove chiedevo se loro non lavorassero in inverno ;-P)

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    1. PPS: rileggendo il commento mi sembra polemico, non ce l'ho con te. Anche io dico cose brutte e inadatte a luoghi sacri quando ne becco. Ce l'ho con gli americani idioti :D

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    2. Non è affatto un commento polemico, anzi, è una giusta osservazione. In Corea (come in Giappone e sicuramente un sacco di altri posti) non aspettano che crolli un monumento per restaurarlo, i restauri sono quasi sempre conservativi, ed è un esempio di gestione saggia del proprio patrimonio.

      I Templi ad esempio, essendo in legno vengono puntualmente ricostruiti ogni tot di anni. Nel caso specifico del Seokguram c'è inoltre da dire che probabilmente noi due eravamo le uniche due mosche bianche arrivate lì per puro turismo in mezzo a un'orda di fedeli che invece erano lì per pregare (e dunque del cantiere non gliene poteva fregare di meno).

      Quando ho scritto questo resoconto volevo privilegiare l'aspetto "Fantozziano" della vicenda, ma la tua giusta osservazione mi ha dato da pensare. Forse sono sembrata un po' superficiale e la cosa mi turba, dato che queste cose sono molto importanti per me.

      Hai fatto benissimo a farmelo notare, grazie ^_^.

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  2. Stavolta il grado di pittoreschicità (!) sale, e di molto.
    Bellissimo il sottotetto tutto colorato, e bello il giardino coi sassi impilati.
    Poi vabbé, belle le foto Lanterne/Ombre, potrebbero essere un dittico per una mostra!

    Moz-

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    1. Tra le centinaia di foto fatte ci metto sempre un sacco a scegliere quelle da pubblicare, mi fa piacere che questo lavoro venga apprezzato.
      Grazie Moz.

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  3. L'oriente mi attira sempre di più Ciccola.. Te lo dico, il prossimo viaggio insieme :D

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    1. Magari! Dai, facciamo un pullman con tutti quelli che vogliono partire, sarebbe bellissimo!!

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  4. Ma no! Poverina,che delusione.. Per lo meno avete visto l'interno e la passeggiata come dici tu può essere vista come una bellissima del tragitto che col bus vi sareste persi.
    Anche a me piacciono molto quei colori del sottotetto, sono proprio una combinazione perfetta ;-D

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    1. Come si dice, la parte più bella non è la meta ma il viaggio per raggiungerla.
      In effetti, avessero avvertito che c'era il cantiere mi sarei persa dei paesaggi fantastici (ma credo che ci sarei andata lo stesso, dopo tutto).

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  5. Foto magnifiche, a partire da quel viale alberato... da fiaba.

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    1. Quella è l'unica foto che sono riuscita a fare, dopo il percorso era troppo impegnativo per permettermi di tenere la macchina fotografica in mano.

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  6. Che bella giornata! Ok, la scarpinata è stata dura e la delusione per il restauro credo cocente (per usare un eufemismo?!) però puoi ben essere soddisfatta per tutto quello che hai fatto :)

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  7. Che viaggi meravigliosi mi fai fare, Ciccola!

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  8. Che meraviglia la pagoda! E che irritazione il Budda! Solo a leggere il post mi è venuta voglia di strangolare qualcuno. A me è successa una cosa simile (ma molto meno faticosa) con il monastero del Cristo Pantocratore a Istanbul.

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    1. Eh, sono "incidenti di percorso" da mettere in conto quando si viaggia. Io più che altro avevo paura che fosse Lore a voler strangolare me, siccome ho insistito tanto per andarci ^_^ Però è stata lo stesso una bella esperienza.

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  9. Da quando ho conosciuto il tuo blog ho cominiciato ad apprezzare la cucina orientale... e con questo post ancora di più ;)

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  10. Noo, che peccato! Capisco la delusione, sono appena tornata da un viaggio a Nikko e sia il tempio che il santuario sono in restauro, però come dicevate anche sopra con Acalia è inevitabile che qualcuno rimanga deluso, e i lavori vanno fatti.
    Poi apprezzo molto il tuo approccio che alla fine riesce a essere positivo, brava! Mai farsi scoraggiare in viaggio!

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    1. In effetti trovare i cantieri di restauro è positivo (anche se ci si rimane male), significa che ci si prende cura del proprio patrimonio culturale. E poi bisogna sempre avere un buon motivo per tornarci ^_^

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  11. più guardo le foto più scorgo familiarità col Giappone, antico e moderno... :-)

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    1. Ci sono molte cose in comune, ma in Corea i templi sono più difficili da raggiungere dato che spesso si trovano arroccati sulle montagne.

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